Genova. E’ un incontro decisivo quello di domani per l’Ilva di Cornigliano dove Regione, Comune e sindacati sono stati convocati a Roma al ministero dello Sviluppo economico per parlare dell’accordo di programma dopo la vendita degli stabilimenti alla cordata guidata da AncelorMittal.
L’appuntamento è alle 18. Da Genova scenderanno a Roma il governatore Giovanni Toti, l’assessore regionale allo Sviluppo economico Edoardo Rixi e il nuovo sindaco di Genova Marco Bucci.
“Come sindacati chiederemo molto semplicemente la conferma dell’accordo di programma – spiega il segretario genovese della Fiom Bruno Manganaro – perché non esiste un’alternativa a questa ipotesi”.
La situazione in cui si svolgerà il vertice di domani è estremamente fluida visto che l’annunciato incontro tra Governo, sindacati e Mittal ancora non si è tenuto e il gruppo franco-indiano insieme a Marcegaglia starebbe lavorando al piano industriale per tentare di limare il numero di esuberi che potrebbero scende a 4 mila, ma ancora non sono stati dettagliati rispetto ai tre principali stabilimenti (Taranto, Genova e Nove ligure).
I sindacati genovesi arrivano a Roma forti di un accordo firmato nel 2005 “che non tutela solo il numero e il salario dei lavoratori – ricorda Manganaro – ma parla anche di un 1 milione di metri quadri di aree in concessione per 65 anni”.
Cosa succederà domani? Difficile dirlo. All’incontro sarà presente certamente il vice ministro Teresa Bellanova e forse lo stesso ministro Calenda il quale è atteso a Genova sabato mattina, invitato nell’ambito della mostra sull’acciaio che chiuderà proprio questo fine settimana. Secondo quanto appreso Calenda dovrebbe visitare lo stabilimenti dell’Ilva di Cornigliano intorno alle 9.30 per trasferirsi poi a Villa Bombrini dove parteciperà al convegno di chiusura della mostra.
Difficile immaginare quindi che pochi giorni da un appuntamento istituzionale di quel tipo dal Governo arrivi un no secco all’accordo di programma. Più probabile che arrivi invece un sì sfumato, con dettagli da definire successivamente. Sindacati e soprattutto lavoratori restano alla finestra, ma la preoccupazione è comunque tanta.