Il racconto

Il Blasco, le vecchie canzoni e la crema solare: i genovesi al Vasco Modena Park

Genova. E’ il giorno di Vasco, la sera del concerto dei record al Modena Park, già passato alla storia con i suoi oltre 220 mila biglietti venduti. Tra questi, ovviamente, anche una folta rappresentanza di fan genovesi.

E se il capoluogo ligure si è comunque attrezzato per seguire da lontano il cantautore di Zocca, con il maxischermo alla Fiera e alla Fiumara (per i dettagli, qui), chi ha potuto ci è andato di persona. Perché il concerto di Vasco non è solo un concerto, è un (grande) evento.

C’è chi lo ama e chi lo odia, nessuna mezza misura per il Blasco, o per i più giovani “il Komandante”. E’ sempre stato così. Fan in visibilio o irritazione suprema, se non critica selvaggia.

Del resto, per avere Vasco dal vivo a Genova, bisogna tornare parecchio indietro negli anni. Per la precisione nl 2008, alla Fiera del Mare, con il “Mondo che vorrei Tour”.

Quindi, da un po’, zaino in spalla e si parte. Chi prima, chi dopo. Andrea, Giorgia e Rosy, ad esempio, partiranno nel tardo pomeriggio, appena finito di lavorare.

“Ne avrò visti almeno quindici – racconta con un filo di emozione Andrea , barista genovese – mi aspetto un grande spettacolo, curato nei minimi dettagli, perché anche se non sembra Vasco è molto maniacale e preciso nel suo lavoro. Le mie canzoni preferite? Per cantarle tutte il concerto dovrebbe durare fino a domani mattina”, scherza.

La delegazione genovese c’è ma è sparsa, arrivata alla spicciolata. Un caldo “mostruoso”, come da previsioni, le mani sporche di crema solare e i primi selfie. “La situazione è tranquilla – racconta Paola raggiunta da Genova24.it – siamo talmente accaldati che non riusciamo neanche a cantare”. Le nuvole se ne sono andate, il sole è a picco, e la gente trova refrigerio come può. Sdraiata, per lo più.

L’attesa è lunga: data la portata dell’evento, al Modena Park hanno aperto i cancelli già ieri sera alle 21. “Noi siamo arrivati in treno da Reggio Emilia, poi il lungo percorso fino al Pit1, è il posto più vicino al palco, ma in realtà è il più lontano da raggiungere, ci abbiamo messo un po’”.

Ci sono già le code e qualche nota di Vasco nell’aria. In sottofondo i primi cori, anche se manca ancora al concerto. Ma il countdown è partito, alle ore 20,45 inizia lo show (cit.).

“Non ce ne rendiamo ancora conto, ma quando scenderà la sera e inizieranno ad accendersi le luci, allora lì..La cosa bella è che appena arrivati in stazione abbiamo sentito Senza Parole, cantata da tutti quelli che come noi andavano piano piano al Modena Park. Mi sono commossa”.

Passano gli anni (anche i decenni), cambiano i luoghi, ma l’emozione resta quella lì. La speranza di riascoltare pezzi storici, anche.

“Vorrei sentire proprio quelli, molto meno le canzoni nuove”, confessa Paola, fan della prima ora e anni di concerti alle spalle. “Penso ad Anima fragile, C’è chi dice no, Senza parole, insomma le vecchie canzoni. Perché diciamocelo, il Vasco che la maggior parte delle persone ama è quello degli anni Ottanta-Novanta, il rock puro”.

Un po’ meno Kom, un po’più Blasco, non ce ne vogliano i Millennials.

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