Genova. Non la scena di un film, tipo Trainspotting, ma Ponte Parodi, municipio centro est, Genova. Si chiamano Crack house e sono “un posto dove dei disperati vanno a drogarsi, ma non si fanno due canne…usano sostanze come crack ed eroina”. La foto denuncia arriva da Luca Fedor Dore, giovane democratico, che ha postato su Facebook il suo reportage. Un nuovo allarme scattato di pari passo con l’approfondimento di Genova24.it sul nuovo consumo di eroina a Genova.
“Sento il dovere civico di farlo. Forse ho vissuto in un mondo ovattato, ma queste cose le avevo viste solo nei film americani e nella serie videoludica Grand Theft Auto…cose lontane da me. Le vidi anche in un documentario di Ross Kemp sulle degradate periferie scozzesi (le stesse di Trainspotting per intenderci) e in un servizio su un bosco fuori Milano.
Ci troviamo a Ponte Parodi, a pochi metri dalla Facoltà di Economia e davanti all’ingresso del Nautico San Giorgio, un istituto superiore frequentato da minorenni – spiega – Siamo a due passi dall’ Expò e dal terminal di Costa, due punti nevralgici del turismo cittadino.
E sapete un cosa? Per fare sta foto sono entrato nella crack house, ce ne sono due… e non ho sfondato nulla, è tutto aperto.
Non voglio parlare del disagio delle persone che frequentano quei posti, persone che vanno aiutate seriamente con politiche di recupero e non di punizione…quando ero lì dentro ho pensato al Luca appena maggiorenne volontario della Croce Celeste Genovese che vedeva il suo primo morto in un servizio…era un tossicodipendente in una scaletta lì vicino.
Ma in questo caso il disagio non è solo di questi poveri disgraziati, ho sepolto da poco uno zio tossicodipendente e so di che cosa parlo purtroppo.
Il disagio è cittadino. Un tempo in quei locali vi era produttività , oggi vi è degrado. Quelle aree potrebbero essere depurate per fare un polo universitario a vocazione europea (come GD si è parlato tanto dell’argomento) con location e spazi da fare invidia al mondo intero…invece si lascia tutto all’abbandono più bieco è brutto.
Il problema non sono le persone che vanno lì a farsi (potrei dire che magari lo fanno per la mancanza di un lavoro, con un gran posto di lavoro trasformato in ricovero per tossicodipendenti), il problema è più grosso e tutti noi ne facciamo parte”.