Genova. “Ci chiamavano briganti, ci chiamavano teppisti, ieri partigiani, oggi antifascisti” recita uno dei grandi striscioni del corteo antifascista partito da piazza Alimonda poco prima delle 20. Sono circa duemila i manifestanti scesi in piazza per ricordare il 30 giugno. Un corteo “contro ogni organizzazione fascista e razzista, contro il decreto Minniti e il daspo urbano, per la solidarietà ai migranti e contro le frontiere”.
Il corteo, schierato dietro lo striscione “Genova antifascista” è protetto in testa e in coda da un servizio d’ordine interno. “Oggi non dovrà succedere niente -hanno spiegato dal megafono – non raccoglieremo provocazioni dall’esterno né tantomeno dall’interno. Non è oggi la giornata degli scontri e non vogliamo ritrovarci con 50-60 denunce rompendo il movimento che si e appena creato con tanta gente e tanti ragazzi che non vedevamo da tempo in piazza”.
Ingente ma discreto il dispositivo di forze dell’ordine con furgoni e camionette disposti lungo le vie laterali rispetto al percorso. Il corteo arriverà in piazza De Ferrari, teatro degli scontri del 30 giugno 1960 che portarono all’annullamento del previsto congresso dell’Msi e alle dimissioni del governo Tambroni.
“Abbiamo deciso di scendere tutti dietro a un unico striscione, Genova antifascista, per sottolineare l’unita dei genovesi di cui in questo momento c’e grande bisogno”. Alla partenza il corteo ha ricordato la morte di Carlo Giuliani, ucciso da un carabiniere il 20 luglio 2001 durante il G8 di Genova.
Intorno alle 20, in corso Buenos Aires, davanti alla sede del “Ramo d’oro”, associazione culturale che ha ospitato presentazioni di libri organizzati anche da Casapound, c’è stato un lancio di fumogeni. Sul portone dell’edificio dove si trova il circolo è stato anche affisso uno striscione: “Chiudere Casapound”. “Fuori i fascisti dalle città” l’imperativo della piazza.
Il corteo è sfilato pacifico e deciso. In via XX settembre ancora fumogeni e torce e poi in oltre mille a cantare Bella Ciao.
L’ingresso in piazza De Ferrari, aperto da un cordone di fumogeni, al grido di “Genova libera”, lo slogan del G8 che i movimento si riprende dopo che una settimana fa era stato urlato a squarciagola dai supporters del sindaco di centro destra Marco Bucci.
“Ci siamo ripresi la piazza e ce la riprenderemo ogni volta che vorremo. Questa manifestazione è solo l’inizio” dicono gli antifascisti al termine di un corteo che si è svolto senza incidenti e che getta le premesse dopo molti anni di stop per la nascita di un nuovo movimento.