Il decreto

Daspo urbano, il no dei candidati di Chiamami Genova

chiamami genova lista

Genova. “Siamo contrari al decreto Minniti, e per questo aderiamo e sosteniamo la campagna cittadina contro il DASPO attivata da varie realtà collettive cittadine, e, se saremo eletti, ci faremo portatori di queste tematiche all’interno del consiglio comunale”. Così Antonella Marras e Pino Parisi, candidati al Consiglio Comunale nella Lista Chiamami Genova.

Il 12 aprile scorso il parlamento ha approvato, con voto di fiducia, due decreti urgenti, uno per la sicurezza nelle città ed uno per il contrasto all’immigrazione illegale, indicati come Decreto Minniti.

Il primo ha introdotto il DASPO urbano, simile a quello che vieta l’ingresso negli stadi ai tifosi violenti. Attraverso il DASPO i sindaci possono godere di nuovi poteri e, in collaborazione con i prefetti, potranno multare e impedire l’accesso in alcune aree della città, a chi ponga in essere condotte che limitano la libera accessibilità e fruizione di infrastrutture di trasporto, venga trovato in stato di ubriachezza, eserciti abusivamente attività commerciali.

“Così il DASPO può diventare uno strumento per colpire tutte le situazioni di disagio sociale, nonché la libera espressione del dissenso, tant’è vero che è stato usato strumentalmente per limitare il diritto a manifestare (ricordiamo i manifestanti a cui fu impedito di raggiungere Roma il 25 aprile) – spiegano i due candidati – Noi invece pensiamo che per aumentare la sicurezza nella nostra città non siano utili provvedimenti restrittivi o punitivi, ma serva fare in modo che i quartieri non vengano desertificati, che rimangano piccole attività commerciali e servizi di presidio sul territorio, con una presenza capillare, ma non invadente, delle forze dell’ordine. Pensiamo che si debba favorire l’apertura di nuove attività di qualità, piuttosto che quella dei centri commerciali, l’organizzazione di eventi ed incontri diffusi in tutta la città, piuttosto che concentrati solo nel centro storico, che servano momenti di incontro con i cittadini e che si debba facilitare la nascita di Comitati di quartiere e le attività dei centri sociali giovanili, trovando spazi di socializzazione”.

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