Genova. Genova. Giulio Derchi ha 18 anni e da qualche tempo, nella libreria dell’I-pod, ha inserito degli Mp4 di lezioni di filosofia. “Hegel – rivela – così lo assimilo anche mentre sono sull’autobus”. Eugenia Fera, stessa età, si definisce “inspiegabilmente tranquilla” e nel suo, di I-pod, continua ad avere solo musica, quella delle sue band preferite e le tracce di un demo che prima o poi porterà a compimento.
Sono due dei circa 5000 studenti genovesi che, da mercoledì, saranno impegnati nel primo test serio e ufficiale della loro vita (scolasticamente parlando). Ore 8e30: 21 giugno, il tema. Giovedì 22 giugno, stessa ora: prova di indirizzo. Qualche giorno per tirare il fiato e poi, lunedì prossimo, la terza prova, quella – ormai dal 1998, da quando è stata introdotta – tra le più temute.
Giulio e Eugenia, amici tra loro e fondatori dell’associazione Anafase Concerti, non fanno eccezione. “Ho scelto il linguistico – studia all’Istituto Deledda – proprio per avere il meno possibile a che fare con le materie scientifiche e lunedì mi troveró insieme matematica e fisica”. “Avrei preferito avere più tempo da dedicare al ripasso delle cinque materie del quizzone – aggiunge Eugenia, iscritta al liceo classico Colombo – anche perché in realtà il tema e la traduzione di latino non mi preoccupano più di tanto”. Tanto che lo scorso venerdì si è concessa una parentesi di svago salendo a Monza al concerto dei Radiohead. Ma cosa fanno due “millennials” nelle ore che precedono la “maturità”, o più correttamente, l’esame di Stato? “Sto studiando come un dannato – afferma Giulio – in questo momento stavo ripassando matematica”. Si interrompe solo per creare, appositamente per Genova24.it, un paio di “meme”, (le immagini con didascalia che tanto spadroneggiano sui social network) a tema “studio matto e disperatissimo”.
“Io, in realtà, non ho ancora studiato una c…a – ammette la ragazza – ma in questi anni mi sono sempre impegnata molto e quindi l’esame non mi spaventa, purtroppo ho iniziato soltanto negli ultimi giorni a buttare giù la tesina e questo mi sta portando via molto tempo”. Il tema? “Difficile da spiegare, è un progetto mio, che ha a che fare con il concetto di trauma e di visione, e poi utilizzo questo concetto per analizzare Meriggio di D’Annunzio”. Il Vate è protagonista, in qualche modo, anche della tesina di Giulio, impostata sul tema del Nazionalismo. “Hegel, appunto – racconta – D’Annunzio, l’irredentismo e gli effetti del nazionalismo su alcune lingue e dialetti”.
Tutto sotto controllo, per i due quasi maturandi che abbiamo scelto a campione. Tutto, tranne i bioritmi. “Io ormai mangio tra i sei e i sette pasti al giorno – scherza Giulio Derchi – e il mio alimento base sono le gocciole (biscotti industriali di frolla e gocce di cioccolato, ndr.), mi sto “spaccando” di gocciole e bicchieri di latte. “Anche io mi sento sfasata – commenta Eugenia – inizio a scrivere e vado avanti senza accorgermi che diventa sera, salto la cena, mi sveglio tardi e ho la sensazione che fino a pochi giorni prima della terribile terza prova non riuscirò a concentrarmi davvero”.
Entrambi guardano già al futuro. Quello immediato, quando – a metà luglio – torneranno a organizzare concerti negli spazi che Genova mette a disposizione (il prossimo, degli Halfalib, è in programma il 23 luglio, a Villa Bombrini, durante il festival Pop Sagra Urbana). E quello a lungo termine. Giulio è intenzionato a tentare il test d’ammissione alla facoltà di Enologia, a Trento. Eugenia non si iscriverà all’Università. “Penso di prendermi un anno sabbatico, di incidere qualche pezzo, e poi di provare a iscrivermi a un’accademia di musica all’estero, appena sarà possibile”.
