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Veicoli abbandonati, rimozioni e “irreperibili”: il fenomeno dei relitti a Genova fotogallery

I casi maggiori riguardano la zona del porto e le vie limitrofe, ma non sono esenti quartieri come Pegli e Sestri e la Bassa Valbisagno

relitti

Genova. Parcheggiati da tempo, a volte mesi, se non anni. Senza una ruota, targa, oppure, peggio, intonsi, ma visibilmente fermi, ricoperti di polvere, foglie, sporcizia. Sono i relitti urbani, i veicoli abbandonati che “rubano” i parcheggi ai cittadini o, semplicemente, contribuiscono al degrado. Un fenomeno noto a Genova, anche se in leggero calo, che riguarda, e non a caso, determinati quartieri e parti di città.

Il “luogo del relitto” per antonomasia è la zona del porto (partono per l’Africa lasciando l’auto a terra) e le vie limitrofe, via di Francia, la parte bassa di via Cantore, fino a via Dino Col e Lungomare Canepa. Anche se qui, gli agenti del 2° distretto della Polizia Municipale hanno messo un freno a quella che era diventata ormai una consuetudine organizzata: dal basso Piemonte (Alessandria, Tortona) venivano ad abbandonare l’auto sotto la Lanterna, in Lungomare Canepa.

Ma non è esente il ponente, in particolare i quartieri di Sestri e Pegli (dove alcuni residenti, nel gruppo Facebook Sei di Pegli stanno organizzando un censimento virtuale), e la Bassa Valbisagno.

Qualche numero. Nel 2016, a Genova, sono stati rimossi 584 relitti, più altri 797 i veicoli per cui è in corso la pratica di rimozione. Numeri importanti, ma in leggero calo rispetto al 2015, merito della procedura burocratica che, anche se lunga, ha comunque accelerato l’iter che non sempre è semplice. Intanto il veicolo deve essere palesemente un relitto, deve cioè mancare ad esempio la targa o parti importanti che non ne consentano la messa in strada. In questo caso può essere fatta da sia segnalazione sia dall’agente della Municipale sia dai cittadini al referente di distretto (uno per ogni Municipio).

Per quanto riguarda i relitti in area pubblica, se non c’è targa la procedura risulta molto semplificata: dopo la segnalazione, il veicolo viene inserito nell’elenco dei relitti, trasmesso all’ufficio competente, in attesa di entrare nel capitolato di spesa per lo smaltimento, considerato rifiuto speciale.

Prima però si procede a rintracciare il proprietario che, se raggiungibile, è sottoposto a ordinanza di rimozione, denuncia per abbandono di rifiuti pericolosi, e a una multa che va dai 600 euro per scooter e camion sopra i 35 quintali, fino a 1666 euro per auto, moto, furgoni e piccoli autocarri. Il proprietario a quel punto ha 15 giorni di tempo per demolire o rimuovere. Se non lo fa provvede il Comune che però poi gli addebita le spese. Può anche fare ricorso entro 60 giorni, in questo caso, va da sé, i tempi diventeranno quasi biblici.

Spesso però i proprietari risultano irreperibili. Il vigile procede dunque alla dichiarazione di relitto, il veicolo viene inserito nel capitolato di spesa e sarà necessario qualche mese per definire l’iter.

Iter che si complica terribilmente, invece, in caso di veicolo “completo” (cioè integro) e con targa. Se si risale al proprietario vanno rispettate le scadenze di legge (art.193 veicolo senza assicurazione) si procede al sequestro, primo vero passaggio verso la dichiarazione di relitto. Subentra poi il problema degli spazi, con i veicoli ormai affidati in custodia giudiziaria e divieto di circolazione perché non ci sono più zone comunali a disposizione.

C’è poi una novità per quanto riguarda le aree private, fino a qualche anno fa non contemplate. Qui si interviene solo su segnalazione (ad esempio da parte dell’amministrazione condominiale in caso di un relitto in strada privata). Se il proprietario non è reperibile o nullatenente le spese per lo smaltimento spettano al condominio (ovviamente senza multa).

Discorso a parte per le auto rubate e abbandonate dopo giri più o meno rapidi e per quelle in fermo amministrativo da Equitalia (e che a volte però circolano, lo stesso, per via di proprietari “irreperibili”).

Per la rimozione di un relitto ci vogliono, nel migliore dei casi, alcuni mesi. I cittadini però possono segnalare e vedere, tramite il referente del proprio distretto, se il veicolo (per targa, modello) è già nello specifico elenco così da velocizzare o iniziare ex novo la pratica.

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