Il testo

Sicurezza, Simone Leoncini (Genova Cambia) scrive lettera aperta a Bucci

"Le scrivo sulla base della concreta esperienza di cinque anni di amministrazione e di battaglie per la legalità (quella vera)"

genova cambia, simone leoncini

Gentile Marco Bucci,

alla scoccare di ogni campagna elettorale il tema sicurezza diventa puntualmente una clava da scagliare contro gli avversari politici. Questa consuetudine crea notevoli danni, riducendo tutto a un batti e ribatti di banali slogan e orientando il dibattito immancabilmente verso il nocivo binomio ingigantimento/negazione del problema.

Scrivo a Lei in occasione dell’avvio formale della campagna per tentare di scongiurare che ciò accada ancora. Le scrivo come persona facente parte dello schieramento progressista, quindi da avversario, ma soprattutto da Presidente uscente del Municipio Centro Est. Le scrivo sulla base della concreta esperienza di cinque anni di amministrazione e di battaglie per la legalità (quella vera). Mi scuso pertanto se ripeterò riflessioni e proposte che più volte ho in questi anni sostenuto pubblicamente.

Le scrivo perché questa contesa elettorale è troppo importante per ricondurre tutto a una gara a chi la spara più grossa. Le prime negative avvisaglie ci sono in realtà già state, mi riferisco alle sparate sui droni e alle abituali passarelle in corso Quadrio, con annesse roboanti e contraddittorie dichiarazioni. Ma credo che siamo ancora in tempo a fermare le sguaiate macchine della propaganda e rimettere il dibattito su binari della ragionevolezza.

Sono infine convinto che, pur nella nettezza delle posizioni, sarebbe positivo cambiare decisamente la rotta e trovare un terreno comune di confronto proprio sulle problematiche relative alla sicurezza. Molti aspetti infatti non sono risolvibili soltanto dal Comune, ma necessitano di una collaborazione con le articolazioni statali (Prefettura e Questura in primis) e di un interessamento diretto da parte del Governo. Pertanto una pressione univoca di tutta la città sul Governo centrale potrebbe sortire più effetti di un disordinato e continuo cianciare a meri fini elettoralistici. Le propongo pertanto alcuni sintetici punti per poter avviare una discussione seria, restando ovviamente disponibile per ogni approfondimento.

1 La criminalità organizzata e le mafie sono un cancro, spesso invisibile, da estirpare una volta per tutte. Da queste discendono la maggior parte dei fenomeni di microcriminalità che fanno sentire insicuri i cittadini, soprattutto i più deboli (anziani, giovani, redditi bassi). La criminalità è un piombo nell’ala che produce degrado, inibisce lo sviluppo turistico e l’insediamento di nuove realtà produttive. Mettiamo fine alle connivenze e ai silenzi della politica, a ogni forma di sottovalutazione del fenomeno, e chiediamo tutti insieme allo Stato di impegnarsi fino in fondo per estirpare questo cancro dalla nostra città.

2 Le varie forme di criminalità si nutrono soprattutto attraverso lo spaccio di droga e la prostituzione. Il Comune per contrastare queste piaghe può certamente fare di più, aumentando la presenza della Polizia Municipale, promuovendo la diffusione di nuove forme di mediazione ed educazione di strada (vd punto 5). Mettendo in pratica progetti di prevenzione ed educazione fra pari. Sostenendo i cittadini che animano i territori con iniziative sociali e culturali che sottraggono spazio ai delinquenti. Ma per dare davvero battaglia e togliere acqua alla criminalità bisogna riformare le leggi statali, ormai inadeguate. Gli enti locali in tal senso possono fare pressione in più modi, a partire da un’azione coordinata in sede ANCI, a sostegno di proposte che nascano dalla conoscenza del territorio. Su entrambe le questioni credo che la logica ispiratrice delle proposte dovrebbe basarsi su un mix calibrato di legalizzazione e inasprimento della repressione.

3 Prostituzione, combattiamo la tratta e promuoviamo forme di Legalizzazione. Con questa parola chiamiamo fenomeni diversi e spesso contraddittori. La mia esperienza da Presidente di Municipio mi ha insegnato che è necessario entrare nel merito. Nel Centro Storico a pochi metri di distanza convivono forme assai diverse. Alla Maddalena la prostituzione si è fatta via via più invasiva e disturbante, lasciando immaginare forme di inquietante sfruttamento. Al Ghetto, grazie anche all’intervento di Don Andrea Gallo e alla nascita dell’Associazione Princesa, il lavoro sessuale è diventato un tratto identitario del territorio, e le stesse princese contribuiscono direttamente alla cura dell’area e al contrasto dello spaccio. Per questo senza stravolgere lo spirito di emancipazione della Legge Merlin, bisogna da un lato colpire senza pietà la tratta e lo sfruttamento e, dall’altro, prevedere forme di emersione quali le cooperative o la possibilità di dotarsi di partita IVA.

4 Droga. Prevenzione, lotta allo spaccio e legalizzazione delle droghe leggere. Per sottrarre spazi e denari alla malavita, ridurre la microcriminalità ed evitare che i nostri ragazzi entrino in contatto con lo spaccio e la criminalità, bisogna premere affinché i derivati della Canapa Indiana siano legalizzati, come già avviene in altri stati europei e americani. Tale provvedimento permetterebbe di mettere in commercio, con le dovute attenzioni, sostanze controllate e non esporrebbe i nostri ragazzi al rischio di consumare sostanze pericolose spesso addizionate chimicamente. Ricordiamoci che già oggi circa 4 milioni di persone, soprattutto giovani, consumano i derivati della canapa senza nessun controllo, con rischi alti per la salute dovuti non tanto alla sostanza in sé, ma al successivo trattamento da parte dei narcotrafficanti.

5 Lotta al degrado urbano: 100 Giovani a presidiare le strade. Serve un progetto di sicurezza integrata e partecipata, che attinga dalle migliori esperienze europee. Un progetto che coinvolga almeno cento nuovi operatori specializzati a presidiare le nostre piazze e le nostre vie. In ogni Municipio è necessario costituire una squadra mista di educatori di strada esperti in mediazione dei conflitti, polizia municipale e cittadini attivi per combattere il degrado (tutor d’area), facilitare l’inclusione e tutelare il decoro.

6 Assumere nuovi Vigili per svolgere il ruolo di Polizia di prossimità. Il personale del comune ha un’età media ormai avanzata, urge un piano di assunzioni per rispondere ai bisogni dei cittadini. La Polizia Municipale è e sarà uno dei comparti più in sofferenza. Nuove assunzioni non sono più prorogabili. Servono giovani formati per svolgere i compiti di polizia di prossimità e di mediazione dei conflitti. Per far sentire più protetti i cittadini, soprattutto i più deboli come gli anziani.

7 Immigrazione e territorio. Una Carta accoglienza per l’accoglienza di qualità. Prefettura, Istituzioni locali e terzo settore, devono siglare una Carta della buona accoglienza che definisca i requisiti minimi di qualità. Occorre imporre un modello di accoglienza diffusa, fatta di piccoli nuclei integrabili nel territorio. Questa sfida non può essere affrontata con modalità emergenziali e nemmeno voltandosi dall’altra parte. E’ necessario definire un sistema in cui gli enti gestori garantiscano la permanenza all’interno delle strutture, corsi di lingua, messa a disposizione di primi rudimenti culturali, attività di volontariato con la cittadinanza attiva, e formazione professionale. Disinteressarsi scientificamente del problema come da anni fa la Regione è certamente comodo, ma abbandonare i territori a se stessi, Genova in primis, è decisamente inaccettabile.

8 Un Patto Cittadino contro le Povertà. La battaglia contro le povertà e le diseguaglianze crescenti deve diventare una vera priorità delle istituzioni e della città. Intorno a quest’obiettivo è necessario mobilitare la Genova migliore, chiamando a raccolta tutte le espressioni di cittadinanza, per approdare a un Patto Cittadino contro le Povertà. Il Comune deve definire nuove forme di tutela ed estendere esperienze quali le attivazioni sociali, che uniscano il sostegno al reddito a percorsi di lavori di pubblica utilità e formazione. Finché la povertà sarà un trascurato male dilagante, sarà impossibile superare molti dei fenomeni che con un pizzico di cinismo consideriamo semplicemente “disturbanti”.

9 Mercatino di Corso Quadrio. L’unica soluzione realistica, come sosteniamo da due anni, è trasferire il mercatino e farlo diventare sempre più un’occasione di micro-reddito aperta a tutti. Un Mercatino delle Pulci in un luogo decoroso e riparato, a cui tutti possano partecipare anche temporaneamente. La povertà non si cancella con le urla, e l’accanimento contro i poveri è uno dei tratti più beceri di certa politica. Non servono demagogici passi indietro, ma pragmatici e seri passi avanti. Cancellare il Mercatino senza costruire un’adeguata alternativa vorrebbe dire l’immediato ritorno dell’abusivismo selvaggio e dell’illegalità in via Turati.

10 Colpire l’Azzardo e i Minimarket alcolici. Le reti criminali si avvantaggiano della crescente diffusione di abitudini orientate al consumo compulsivo, abuso di alcol e gioco d’azzardo in testa. Economie illegali si mescolano e si alimentano di una diffusa area grigia. Le norme figlie di un liberismo sfrenato hanno agevolato la crescita di questi mali. E’ fondamentale che prosegua una calibrata azione di argine dei comuni contro questi fenomeni predatori, che colpiscono soprattutto le persone più deboli. Per questo, a differenza di quanto fa la Regione, è importante che prosegua la battaglia contro l’azzardo. Altrettanto importante è che siano mantenute le norme contro i minimarket alcolici, una realtà che colpisce i giovani, svilisce le economie sane e il tessuto commerciale di qualità.

Grazie per l’attenzione,
Simone Leoncini

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