Liguria. Dure le accuse di Afra Serini, dirigente della Regione Liguria e moglie del pubblico ministero Alberto Lari, che si è opposta alla richiesta di archiviazione dell’indagine nei confronti del presidente leghista del Consiglio regionale Francesco Bruzzone. Per Serini non ci fu alcun fraintendimento e le pressioni subite non furono solo in una occasione. Anzi, dopo il deflagrare dell’inchiesta vi fu anche una sorta di ostruzionismo generale.
Bruzzone era stato indagato insieme alla sua segretaria Anna Cavallini per concussione per induzione. Oggi
era fissata la prima udienza di discussione davanti al gip Maria Teresa Rubini, ma è slittata al 13 luglio per l’astensione degli avvocati.
Secondo quanto denunciato da Serini, Bruzzone l’avrebbe ricattata tramite la sua segretaria facendole sapere che le
avrebbe rinnovato l’incarico di capo di gabinetto dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale solo se avesse
alleggerito, tramite il marito, la sua posizione nell’inchiesta sulle cosiddette spese pazze in Regione, indagine in cui Bruzzone è a processo per peculato e falso. Secondo quanto raccontato dalla Serini, assistita dall’avvocato Chiara Antola, Bruzzone le avrebbe chiesto di fare pressioni sul pm che coordinava l’inchiesta e in cambio avrebbe avuto il rinnovo per altri cinque anni.
Il presidente del consiglio regionale, difeso dall’avvocato Giuseppe Sciacchitano, ha sempre sostenuto di non avere
ricattato la funzionaria ma di avere semplicemente chiesto delucidazioni giuridiche e che la nomina, essendo di carattere fiduciario era venuta meno per il cambio di maggioranza. Il pm Massimo Terrile aveva però chiesto l’archiviazione lo scorso settembre: nonostante la vicenda resti contornata da un alone di dubbio, aveva scritto il pubblico ministero, non sarebbero emerse prove a carico di Bruzzone.