Incontro pubblico

Il Papa incontra 3000 giovani alla Guardia: pranzo con poveri, migranti e detenuti fotogallery video

La più piccola commensale sarà Agnese, che ha soltanto 8 anni

Genova. Tappa mariana per il Papa recentemente tornato da Fatima e particolarmente devoto alla Madonna. Circa tremila giovani festanti hanno accolto il pontefice al santuario della Madonna della Guardia sulle alture di Genova per un incontro pubblico.

Sono giovani delle parrocchie e dei gruppi scout di tutta la provincia di Genova e hanno marciato per circa quattro chilometri da Scarpino fino al santuario per incontrare Francesco. Il Papa è stato anche salutato da centinaia di genovesi che lo hanno atteso lungo la tortuosa strada che si inerpica dalla Valpolcevera fino in cima al monte Figogna.

“Genovesi, gente di mare: lasciatevi davvero sfidare dagli orizzonti e affrontateli con coraggio”. Il Papa ascolta con attenzione le domande dei giovani che l’hanno atteso al Santuario della Madonna della Guardia: sorride loro con complicità, ma non fa loro sconti. Non esita a ricondurre certe forme di divertimento a una “società del vuoto”, che isola ed esclude con il suo chiasso che non conosce la gioia. Rispetto alla tentazione di restare eterni turisti della vita, sprona i ragazzi a saperla guardare in faccia, a vincere ogni superficialità, a lasciarsi coinvolgere: “Gli occhi del discepolo sono occhi rinnovati, capaci di osservare la famiglia, gli altri, la città anche con il cuore”.

È un atteggiamento, spiega il Papa, che impedisce di dividere il mondo tra buoni e cattivi, come pure di fermarsi ad aggettivare le persone: “Andate incontro all’altro, chiamatelo per nome, guardatelo negli occhi, stringetegli la mano, restate testardi nella speranza anche di fronte a storie di ferite e dolore”.

Francesco ha messo in guardia anche rispetto a un contesto tecnologico che, apparentemente, offre tutto a portata di mano: “Spesso, più che informare, satura. E allora vi fa perdere la capacità di scrutare l’orizzonte, di farvi un vostro giudizio personale, pretendendo di accontentarvi con quello che altri vi servono nel piatto”. Di qui l’invito a lasciarsi “importunare dal Signore Gesù” e da una realtà che interpella: “Chiedetevi se è normale l’indifferenza – ha esemplificato –; chiedetevi se è normale che il mediterraneo sia diventato un cimitero e che tanti Paesi chiudano la porta a persone che fuggono
dalla fame e dalla guerra”.

E, prima di condividere il pranzo con senza fissa dimora, detenuti e rifugiati, ha concluso: “Vi ho gettato un seme, vi ho buttato un guanto di sfida: tocca a voi il coraggio della risposta, la disponibilità a lasciarsi coinvolgere per un’altra normalità. Per favore, pregate per me”. I ragazzi lo hanno ascoltato per tutto il tempo in silenzio e fuori dal santuario lo hanno accolto con la scritta: “Ti vogliamo un mare di bene”. Poi il passaggio tra due ali di folla, strette di mano, foto e baci ai più piccoli bambini presenti.

Tra i fedeli ci anche 135 persone che parteciperanno ad un pranzo privato col Papa nella sala del Caminetto al santuario. Tra loro numerosi rifugiati, tra i quali i nove residenti della casa famiglia ‘papa Giovanni’ che sorge presso il santuario, una ventina di detenuti nelle carceri di Pontedecimo e di Marassi e un gruppo di senza tetto assistiti da associazioni di volontari genovesi fra cui Caritas, San Marcellino e Ceis.

La più piccola commensale sarà Agnese, che ha soltanto 8 anni e per la quale è stato predisposto un apposito seggiolone. Il pranzo è preparato dalla cooperativa sociale San Giorgio. Il Papa, che ha chiesto di poter scegliere accanto a chi sedersi, mangerà trofie al pesto (preparate appositamente da Zeffirino), cima, arrosto con patate e
crostata ad una tavola a ferro di cavallo, imbandita in bianco dove non saranno serviti alcolici.

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