Genova. “E’ sempre una cosa triste, ma non fatemi commentare”. Antonio Locurzio, direttore operativo dell’ente bacini di Genova, preferisce non parlare e rimanda solo ai dati tecnici dello smantellamento. Il relitto della Concordia, una delle “regine” del mare di cui rimane solo il fondo dello scafo, disteso sul fondo del bacino 4, mette veramente tanta tristezza.
Il relitto, che era arrivato circa un anno fa nell’area delle riparazioni navali per essere trasportato, a settembre, nel bacino 4, è ormai diventato solamente un rottame. Le parti dello scafo sono state tagliate, poco alla volta, con la fiamma ossidrica e trasportate nelle varie fonderie del nord Italia, dove saranno ritrasformate in acciaio.
Ormai la conclusione dei lavori potrebbe essere prossima, il cronoprogramma prevedeva 22 mesi di lavoro per il completamento delle operazioni, della Concordia ormai non resta praticamente nulla e i rottami sono in via di esaurimento.
Per Genova, quindi, un progetto che è stato anche una buona occasione di lavoro, un modo per dimostrare che quelli che sono sempre stati considerati bacino di carenaggio, per le riparazioni navali, possono essere impiegati anche per altre operazioni come quelle di demolizione e smaltimento.
Operazioni che possono essere fatte rispettando adeguati standard di sicurezza ambientale e di lavoro e che diventano anche occasione di occupazione che ha visto impiegati, anche in quest’ultima fase, tra i 150 e i 200 lavoratori.