25 anni dopo l'expo

Italiani, non genovesi: pool di architetti e imprenditori pronti a investire sul Blue Print

La notizia a margine del dibattito tra candidati sindaci sulla trasformazione dei 100 mila metri quadri all'interno della Fiera di Genova

Genova. Architetti, imprenditori nei settori dello sport, dell’engineering e finanziario. Italiani ma non genovesi. Pronti a investire nel progetto del Blueprint con una manifestazione d’interesse ufficiale. Erano tra i soggetti che avevano partecipato alla concorso di idee per ridisegnare l’area che va da piazzale Kennedy alle riparazioni navali.

“Una delle eredità che la competition sull’area ci ha lasciato, insieme ai 76 progetti arrivati – dice Stefano Franciolini, presidente di Spim, la società comunale proprietaria dei 100 mila metri quadri legati al concorso – e di cui la futura amministrazione dovrà tenere conto”. Con che tempi? La manifestazione di interesse presentata dalla società, dai contorni ancora opachi, ha una validità di 90 giorni. Entro i quali, il futuro sindaco, tenendo conto anche dell’insediamento, potrà decidere di stabilire un contatto.

Il fatto che ci sia un pool pronto a investire denaro sul Blueprint ha reso più concreto il dibattito tra i candidati sindaci organizzato dal Comitato Sibluprint, un’associazione che si batte affinché la trasformazione della Fiera e dei suoi dintorni avvenga davvero.

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Alla tavola rotonda non c’era il candidato del Movimento 5 Stelle Luca Pirondini, per motivi organizzativi, anche se in altre uscite di campagna elettorale il pentastellato aveva espresso perplessità sul disegno “preconfezionato da Renzo Piano” (queste le sue parole).

Le idee. “Nessun problema a condividere il disegno di Piano” ha detto invece Arcangelo Merella (Ge9Sì). “Il progetto Blueprint dovrebbe essere inserito in un progetto urbanistico che coinvolge l’intera città, non essere un progetto a spot”, l’affermazione di Marika Cassimatis. “A 25 anni dalle Colombiane bisogna tornare in quella direzione – dichiara Gianni Crivello (centrosinistra) – riconvertire aree industriali e restituirle alla città, ma senza sacrificare le riparazioni navali”. L’architetto Monica Burroni è intervenuta per la lista Chiamami Genova, di Paolo Putti: “Le grandi opere non ci spaventano, ma troppo spesso a Genova si parte sull’onda di stimoli progettuali ma poi non si considera il contesto”. Marco Mori (Riscossa Italia) affronta l’argomento da un altro punto di vista: “Il Blueprint al momento è irrealizzabile per via dei vincoli imposti dalla legge di bilancio” (in realtà per il progetto esistono fondi statali e quindi deroghe per permettere gli investimenti). “Bisogna ridisegnare l’area delle riparazioni navali ottimizzando gli spazi per renderle più competitive, ma bisogna anche far riconquistare il litorale ai cittadini”, le parole di Marco Bucci (centrodestra) che vuole anche “rilanciare il palasport”.

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