
TIRRENO POWER. L’ex presidente della Regione Liguria non nasconde le sue perplessità sulla maxi inchiesta Tirreno Power: “Sono arrivate due archiviazioni da due diverse Procure, quella di Savona e quella di Roma. Certo che rimane l’interrogativo di come sia stato possibile che, nella stessa Procura, quella savonese, sia bastato cambiare il pm (l’inchiesta era passata dalle mani del procuratore Francatonio Granero e del sostituto Chiara Maria Paolucci a quelle dei colleghi Vincenzo Carusi e Daniela Pischetola, ndr) per avere un risultato completamente diverso”.
“Leggendo le motivazioni dell’archiviazione su Tirreno Power vengono fuori delle cose sconcertanti come che io avrei fatto pressioni sui sindaci quando sono loro stessi i primi che lo hanno smentito. A questo punto non posso non chiedermi come vengono fatte le indagini..” prosegue Burlando.
Sulla scelta di evitare la chiusura della centrale vadese l’ex presidente della regione spiega: “In un mondo ideale tutti vorremmo che l’energia elettrica arrivasse dal fotovoltaico, dall’eolico, ma bisogna avvicinarsi gradualmente a questo mondo, rispettando le leggi. Un amministratore regionale non può decidere che una centrale a carbone non ci sia più sul territorio come scelta politica”.
“La legge non dice che non si possono avere, ma non dice neanche che possono fare quello che vogliono: ci sono i limiti emissivi, le bat e quindi il compito di un amministratore regionale è quello di controllare che un sito stia nei limiti, non che non inquini” aggiunge Burlando che ammette: “E’ chiaro che la centrale a carbone inquina, ma anche un porto lo fa..il problema è guardare al meglio e, mentre andiamo in quella direzione, vedere che ciascuno di noi faccia le cose giuste. Sono contento che in quella vicenda lì si sia dichiarato che non solo noi, ma anche i sindaci, la provincia e i funzionari, si sono comportati correttamente perché era il nostro obiettivo”.