Genova. Mentre Marta Rossi, giovane discendente della famiglia Rossi, che da 103 anni gestisce una storica armeria vicino piazza Banchi, ci spiega come funziona il rilascio di un porto d’armi, quali sono le pistole più acquistate per la difesa personale e quali siano i costi dei vari modelli, nel negozio – dove si entra soltanto suonando un campanello – si presenta un potenziale cliente. Ha un’ottantina d’anni. Cerca una Beretta usata, un modello leggero e di piccole dimensioni. “Negli ultimi tempi – dice Marta Rossi – con tutto questo parlare di sicurezza sono moltissime le persone anziane, anche donne, che chiedono informazioni, poi magari prendono una pistola in mano e si rendono conto che pesa, che sarebbe difficile da usare, anche se dovessero ottenere un porto d’armi”.
Acquistare un’arma, possederla, utilizzarla non è un gioco da ragazzi, non è un qualcosa che si possa fare con la stessa facilità con cui si apprendono e si commentano le ultime notizie in materia di legittima difesa.
In queste ore crescono le polemiche sulla legge approvata dalla Camera, proprio su questo tema. La parte del testo che ha scatenato più perplessità è quella del passaggio “giorno e notte”, un discrimine orario contro il quale si è scagliato anche il premier Matteo Renzi, tanto da indurlo a giudicare negativamente la legge proposta dalla sua stessa maggioranza e che deve ancora arrivare al Senato.
Anche se ancora non è detto che la legge sia approvata a palazzo Madama così com’è, il tema è stato assorbito da parte dell’opinione pubblica che lo ha tradotto in questo modo: “Sarà più facile sparare a un ladro senza finire in carcere per lesioni o omicidio”. Le cose non stanno esattamente così.
“Per acquistare un’arma – racconta la negoziante dell’Armeria genovese Giacomo Rossi – bisogna affrontare una trafila piuttosto complicata legata al porto d’armi. Quello più comune, a uso sportivo, permette di acquistare ogni tipo di oggetto in questo negozio. Tuttavia bisogna certificare molti parametri, dimostrare di avere la fedina penale immaccolata, di non assumere farmaci che possano alterare lo stato psichico e fisico, di non soffrire di determinate patologie. Ci sono delle limitazioni e restrizioni cautelari imposte anche a chi viva con una persona che non corrisponde a questi parametri”.
Quanto costa il porto d’armi. La certificazione comprovante l’idoneità psicofisica costa 14 euro circa di marca da bollo più i 38 euro circa della dichiarazione medico legale, per una cifra che si aggira intorno ai 50 euro. L’iscrizione presso una sezione di tiro a segno nazionale costa sui 100 euro. L’operazione alle poste per il pagamento del bollettino per saldare il costo del libretto ammonta a più di 1 euro, più le fototessere 5 euro.Infine, anche per i moduli da allegare alla documentazione per la domanda di rilascio ha un costo: le due marche da bollo da 16 euro da applicare sul libretto e sulla licenza. Il costo finale del porto d’armi, tra le varie fotocopie, marche da bollo e certificazioni può superare i 200/250 euro, senza contare le eventuali lezioni che bisognerebbe prendere ai poligoni per imparare le basi del tiro in totale sicurezza.
Quanto costa un’arma. “Per la difesa personale – spiega Marta Rossi – solitamente si punta su armi corte, pistole, revolver. Le marche più vendute sono ovviamente Beretta, ma anche Tanfoglio e Smith & Wesson, e i prezzi di un modello nuovo vanno dai 700 euro, ma più spesso dai 1000 euro, in su”. Le cifre scendono se si parla di usato, ma sarebbe sempre meglio possedere un prodotto al massimo dell’efficienza.
Molte persone sono interessate ad acquistare armi finte, pistole a salve, poco più che armi giocattolo ma che per peso e realizzazione artigianale, possono costare sui 60, 100 euro o anche di più. “Noi le sconsigliamo – afferma la commerciante – se vengono utilizzate per spaventare un malvivente, e questo dovesse essere armato, lo porterebbero a sparare quasi sicuramente”.
Nel negozio del centro storico si battono parecchi scontrini anche relativamente a prodotti meno “rischiosi” come gli spray al peperoncino. “Costano sui 10 euro – dice Marta Rossi – possono dare un senso di maggiore sicurezza a molte ragazze o signore che se ne portano uno sempre in borsa, ma per utilizzarlo serve molto sangue freddo, mente lucida, e se si è vittima di un’aggressione non è facile mantenersi in queste condizioni”.
Cosa dicono le nuove norme sulla legittima difesa? Viene specificato che si considera legittima difesa la reazione a un’aggressione in casa, in negozio o in ufficio, commessa di notte, o all’introduzione con violenza, minaccia o inganno. Resta comunque ferma la necessità che vi sia proporzione tra difesa e offesa e l’attualità del pericolo.
Già oggi si presume che vi sia proporzione se la difesa anche con armi riguarda un’aggressione domiciliare che mette in pericolo la propria o l’altrui incolumità oppure, ma in questo caso solo quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione, se si difende il proprio patrimonio.
Nella legittima difesa domiciliare è sempre esclusa la colpa di chi spara se l’errore, in situazioni di pericolo per la vita e la libertà personale o sessuale, è conseguenza di un grave turbamento psichico causato dall’aggressore.
Nel caso in cui sia dichiarata la non punibilità per legittima difesa, tutte le spese processuali e i compensi degli avvocati saranno a carico dello Stato. Un onere per l’erario stimato in 295.200 euro a decorrere dal 2017.