Campomorone “Avvalersi della facoltà di chiudere la Cava di Cravasco affinché sia sottoposta a serie ed approfondite indagini che chiariscano cosa vi è stato seppellito”. È’ questa la prima richiesta avanzata dai rappresentanti del comitato “valverdenotav” in una lettera aperta al sindaco di Campomorone, Paola Guidi, in vista dell’incontro che si terrà l’11 aprile.
I rappresentanti del movimento hanno , infatti, scritto al primo cittadino e alla giunta perché: “Le vicende giudiziarie che hanno investito il Terzo Valico, ed in particolare quelle riguardanti i cantieri siti sul nostro territorio – spiegano – sono di una gravità tale che rendono necessaria, a nostro avviso, una adeguata risposta da parte di chi questo territorio lo amministra”.
Gli attivisti, nel documento, ricordano, tra l’altro, anche alcuni passaggi degli interrogatori avvenuti a seguito degli arresti dei vertici di Co.Civ, a partire da quelli in cui Giampiero De Michelis, direttore del consorzio, Cociv parla di “Smarino rivenduto illegalmente come materiale inerte e di rocce amiantifere stoccate in cava a Cravasco contro ogni procedura prevista”.
“Tutto questo è accaduto nelle nostre strade, sulle nostre teste, nei nostri paesi – scrivono – sul Territorio che Lei, Signora Sindaca, ha l’onore di amministrare. Tutto cio’ mostra chiaramente come il nostro territorio sia stato consegnato a Co.civ, un consorzio che, oggi, viene definito dalla stessa Procura come un consorzio corrotto (non i singoli dirigenti, ma il Consorzio nella sua totalità). Oggi sono i fatti a dimostrare che Co.civ non era un interlocutore cosi’ serio e affidabile e che a nulla è servito il controllo esercitato da parte degli organismi a cui Lei accordava piena fiducia”.
“Ogni camion che passa, ogni opera di compensazione o accessoria che Lei e la Sua amministrazione avete patteggiato con Co.civ, ogni centimetro impiegato per la cantierizzazione e per la costruzione del Terzo Valico – concludono gli attivisti – sono doni fatti alla malavita e denari levati alle persone per servizi e pubblici e opere utili di cui hanno bisogno. La questione Terzo Valico, che ora è palese agli occhi di tutti, è il grande problema dei nostri territori, perché non si può parlare di benessere, vivibilità, diritti e quant’altro se una comunità e un territorio sono quotidianamente donati alla malavita”.