Genova. Se Josè Mourinho afferma che, contrariamente al pensiero di molti, il centrocampista centrale non deve essere un perno difensivo, bensì un player il cui bagaglio calcistico necessita obbligatoriamente di tecnica, lancio e visione di gioco, su ambo i fronti… beh… allora Federico Moretti, classe ’88, ha le stigmate giuste per il ruolo.
Genovese, figlio d’arte (il padre Mirco, è stato un ottimo allenatore ligure: “E’ sempre stato prodigo di consigli e mi ha seguito costantemente, senza peraltro, esercitare alcun tipo di pressione”), il centrocampista centrale dell’Avellino, testa alta, capelli al vento, ha un piede destro di grande classe, eccelle in fraseggio, costruzione del gioco, rifinitura e tiro… caratteristiche che ne hanno fatto uno dei giocatori più interessanti della Serie B.
Moretti ha iniziato nelle giovanili di Bogliasco e Sampdoria, prima di passare al Parma, dove ha esordito, in Serie A, il 18 maggio 2008, (affrontando l’Inter) e in Coppa Uefa, nella gara vinta dai ducali (2-1), in casa dei francesi del Lens.
Nelle successive tappe della carriera ha indossato le maglie di Varese, Catania, Grosseto, Modena (allenato dal suo attuale trainer, Walter Alfredo Novellino, che deve pensarla come Josè Mourinho, circa il modo di utilizzarlo), Spezia e Padova.
Nel 2014, a Vicenza, con Pasquale Marino in panchina, ha disputato un gran campionato, realizzando 6 reti in 34 incontri… poi eccolo a Latina (sempre in B) ed a gennaio di quest’anno, il passaggio all’Avellino, dove ritrova l’antico mentore Novellino, che lo rilancia alla grande, mettendolo al centro del gioco irpino sfruttando le indubbie qualità tecniche, abbinate al grande senso del gioco, basato sulla ricerca della profondità per i propri attaccanti e sulle aperture verso gli esterni del 4-4-2 (dogma assoluto dell’ ex tecnico blucerchiato), con la ciliegina sulla torta, rappresentata dalle qualità balistiche nell’esecuzione delle punizioni.
La vittoria ottenuta nel posticipo di Pasquetta, all’Arena Garibaldi, contro il Pisa di ‘Ringhio’ Gattuso, consente all’Avellino di avvicinarsi in maniera perentoria alla salvezza… Quanto merito ha, mister ‘Monzon’ Novellino, nella rinascita dei ‘lupi di Irpinia’?
“Nel mese di gennaio, al mio arrivo, le premesse non erano incoraggianti, ma ben presto il vento è cambiato, grazie al lavoro straordinario del mister. Ha ridato gioco e fiducia a tutto l’ambiente, ottenendo risultati, che ci hanno consentito di lasciare lontana la zona salvezza . Il successo ottenuto a Pisa, testimonia la maturazione della squadra, per merito del lavoro settimanale”.
Durante il commento su Sky, della gara Pisa-Avellino, Claudio Onofri, allenatore ed affermato opinionista sportivo, ha detto di vederti meglio a ridosso delle punte – per sfruttare la propensione al tiro- piuttosto che in mezzo al campo… quale è il tuo pensiero, al riguardo?
“Ho svolto entrambi i ruoli – dice Moretti – ma a dire il vero, preferisco la posizione da regista, a quella di rifinitore, in quanto mi consente di essere sempre al centro dell’azione, giocando molte palle, costruendo e smistando il gioco”.
Pensi di restare in Campania, a fine stagione?
“Ho un contratto fino al 2019, ma – al di là di questo – mi trovo bene ad Avellino, città in cui si respira calcio vero e con supporter caldi e appassionati, con i quali ho un grande feeling… Sì, credo ci siano tutti i presupposti per creare qualcosa di importante”.
A ventinove anni, sei nel pieno della maturità calcistica… pensi, speri di poter riuscire ancora ad assaporare il piacere di giocare in Serie A?
“Senza ambizioni e sogni nel cassetto, si fa poca strada. Certo che spero di confrontarmi con giocatori più forti di me… e magari proprio indossando la maglia dell’Avellino”.
Non tutti sanno che sei il primo tifoso del Busalla, la squadra ligure che partecipa al campionato di Eccellenza)… da cosa nasce questa passione?
“E’ stata, per lungo tempo, la squadra allenata da mio padre ed io assistevo agli allenamenti e tifavo per i biancoblù, sin da piccolo. Ho anche tanti amici, che giocano adesso nel Busalla… Compagnone, Arnulfo, Matarozzo, Boccardo, mister Cannistrà, Campanelli, tanto per citare alcuni di quelli che giocano in Valle Scrivia. La ‘piazza’ e la società formano un ambiente stupendo, all’interno del quale operano persone, che conoscono i veri valori della vita”.
Poi continua. “Quando ho un po’ di tempo libero, vado a vederli giocare – sorride di gusto Moretti – anche se non faccio felice mia moglie, che preferirebbe altri svaghi domenicali. Durante la pausa invernale, mi sono allenato con loro, con la temperatura ‘a meno tre’… faceva un freddo tremendo, ma il piacere, di stare in compagnia, è stato più forte del ‘generale inverno’…”
Racconti di amicizia, di vita sportiva, che rendono unico il gioco della ‘pelota’.