Genova. Venerdì il tribunale civile discuterà il ricorso presentato da cinque candidati della lista di Luca Pirondini che hanno chiesto di annullare le “comunarie” perché indette con meno di 24 ore di preavviso rispetto all’esito della selezione dei candidati.
A Luca Pirondini non interessa come andrà a finire. Nel pomeriggio ha tenuto la sua prima conferenza stampa da candidato sindaco ufficiale del M5S. “Le vicende giudiziarie sono legate a meccanismi burocratici – dice – qui c’è un movimento che si è preso la responsabilità politica di decidere chi doveva essere il suo candidato, un candidato che rispecchiasse i suoi valori”. Che Marika Cassimatis continui a definirsi quella persona, a Pirondini, non interessa: “Nel paesino di campagna dove viveva mio padre c’era un tizio che andava in giro dicendo di essere il Presidente della Repubblica”, afferma il maestro d’orchestra del Carlo Felice. Storie di scemi del villaggio. E il discorso è chiuso.
Genova puó cambiare, puntando su trasparenza, meritocrazia, attenzione all’ambiente (ma senza dire aprioristicamente no alle grandi opere), puntando su azioni rivoluzionarie legate ai bilanci comunali e ai meccanismi della pubblica amministrazione e alla gestione delle partecipate (Amiu, su tutte, “che non deve essere ceduta a Iren”, sottolinea Pirondini), alla lotta alla criminalità organizzata. Sono alcuni dei temi toccati dal candidato sindaco “orgogliosamente doppiolavorista” (musicista e agente di commercio) di fronte a una platea di giornalisti e di agguerriti sostenitori.
Tra loro, anche alcuni candidati in consiglio comunale e in quelli di municipio. Le liste? Non sono ancora pronte, lo saranno a breve. Ma tra i volti dei presenti quelli di Antonella Davite, presidente del Civ Sarzano, pasionaria antidegrado nel centro storico, o di Stefano Giordano, vigile del fuoco, coordinatore regionale del sindacato Usb.
Una conferenza stampa quanto mai vivace. Soprattutto nel momento in cui i giornalisti presenti hanno posto le loro domande. “Sbagliate”, secondo la definizione urlata da parte del pubblico. Ci ha dovuto pensare lo stesso Pirondini a riportare i toni a un livello urbano.
Un rapporto teso, quello tra la “casta” della stampa e il Movimento, esacerbato – a Genova – dalle polemiche sul curriculum di Pirondini e dalle valutazioni sul colpi di mano dello Staff per definire la sua candidatura. Teme, Luca Pirondini, di essere considerato più come il prescelto (e imposto) da Beppe Grillo più che come il candidato della base? “Non esistono candidati più certificati dalla base di me, in questa campagna elettorale – la risposta – Grillo? L’ho incontrato solo una volta, mi ha servito la pizza insieme a Di Maio durante una cena di raccolta fondi.
L’autofinanziamento sará anche la cifra di questa campagna dei Cinque Stelle. Sul sito internet www.lucapirondini.it, appena sbarcato sul web, un link ben evidente alle donazioni. “Non ci interessano pochi singoli sostenitori da 100mila euro a botta – dichiara senza mezzi termini Pirondini – non vogliamo dover restituire favori”. Il MSS, d’altronde, ha rinunciato ai finanziamenti pubblici ai partiti.
Attorno a Pirondini, i politici locali che l’hanno sostenuto: i consiglieri regionali Salvatore, Tosi, De Ferrari, il consigliere comunale Boccaccio.
“Per cambiare le cose, bisogna fare cose diverse”. In chiusura del suo discorso di presentazione, Pirondini cita Albert Einstein (“che era un violinista, per dire”). Tra le “cose diverse” promesse dai pentastellati, la clausola “anti-pizzarotti”: in caso di elezione, il sindaco firmerà un contratto per cui, in caso di cambio di casacca partitica, dovrà pagare una salatissima penale. Virginia Raggi lo ha fatto. “Se lo staff non mi chiederà di firmare questo patto, chiederó io di farlo, e lo chiederó a chi farà parte della mia squadra”.