Genova. “No, in Inghilterra non si dimenticano nulla”. Jack Savoretti, cantautore di origini genovesi, famoso in tutto il mondo, ma ancora legato moltissimo alle sue radici, ha un sorriso amaro mentre commenta l’inchiesta di Genova24.it sulla scarsa conoscenza che i genovesi hanno della storia e dei personaggi della Resistenza.
Lui, nipote di Giovanni, nome di battaglia “Lanza”, medico genovese tra i firmatari della Resa dell’esercito tedesco, era fra i partecipanti al 72esimo anniversario della firma dell’accordo, a Villa Migone, nel quartiere di San Fruttuoso.
Con lui c’erano il padre Guido, figlio di “Lanza”, Tania Scappini, nipote dell’operaio Remo, presidente del Comitato di Liberazione nazionale ligure, Wilko Meinhold e Marianne Doering, nipoti del generale Meinhold, comandante delle forze tedesche in Liguria, e poi Gian Giacomo Migone, ex senatore proprietario della villa nonché il sindaco di Genova Marco Doria. C’erano anche, tra gli altri, l’europarlamentare Sergio Cofferati e il vescovo ausiliare monsignor Nicolò Anselmi.
Un lungo elenco di partecipanti nel quale non si può includere, invece, il presidente della Regione Giovanni Toti. Invitato dal Comune, organizzatore della cerimonia, non si è presentato né ha inviato un rappresentante dell’ente da lui governato. Tutto questo nei giorni in cui, per motivi di campagna elettorale, rimbomba la polemica sull’antifascismo tra destra e sinistra cittadina.
“Un ponte tra generazioni” il nome dell’evento di oggi a villa Migone. I discendenti dei firmatari si sono riuniti intorno a una copia del documento, di cui sono stati ricordati alcuni passaggi. “Italia e Germania oggi hanno il dovere di ricostruire un’Europa unita – afferma Gian Giacomo Migone – e hanno in questo il privilegio della debolezza, hanno entrambe dei capitoli di storia discutibili, ma per questo possono sentirsi libere di promuovere i valori che contano in questo momento storico”.
“Mio nonno raccontava poco di quello che accadde in questa stanza – ricorda Wilko Meinhold, nipote del generale – continuammo a venire in Liguria, in vacanza, a Loano, abbiamo poi scoperto la storia della nostra famiglia grazie a un libro”.
“Anche mio padre raccontava poco di quegli anni, tutti loro non avevano voglia di parlare – dice Guido Savoretti, padre della popstar e figlio del partigiano – era una persona, calma, pacata, intelligente, io volevo cercare di imitarlo ma non ce l’ho fatta. Mio padre era speciale. Oggi non ci sono più persone così”.
“Forse siamo più superficiali – continua Jack Savoretti – se pensiamo che le persone che si batterono per la Liberazione, che diedero la propria vita, erano giovani. Ed erano uomini come noi, in questa stanza, a fare la storia, c’erano pochi uomini che hanno capito che era il momento di dare una svolta”. (Il cantante, noto tifoso rossoblù, ha aggiunto: “Anche il tifo genoano è legato a questi valori”)
Sulla stessa linea anche le parole di Marco Doria, sindaco di Genova. “Guardando questa stanza e pensando a quei personaggi, penso a tutti i nomi che si trovano sulle targhe e le lapidi, nelle nostre strade e piazze, persone molto diverse tra loro, ma unite da due punti comuni: l’impegno, anche a costo di sacrificare la propria stessa vita, e la consapevolezza di essere antifascisti”.