Le proposte

Genova Cambia: “Per il lavoro soluzioni realistiche, non promesse irrealizzabili”

"Serve un Patto cittadino contro la Povertà"

simone leoncini genova cambia

Genova. In occasione del primo maggio, Genova Cambia presenta le sue proposte contro la povertà e il lavoro senza tutela, perché “il miglior modo per impegnarsi sui diritti non è quello di offrire promesse irrealizzabili di migliaia di posti di lavoro, ma soluzioni fattibili in tempi brevi e nel rispetto delle competenze amministrative”.

“L’amministrazione comunale ha il dovere di agire – spiega Simone Leoncini. Non solo perché il lavoro e la sua qualità ridanno dignità alla persona, ma anche perché, migliorando la qualità della vita del singolo cittadino, si incide sull’intera cittadinanza: povertà, disoccupazione, emarginazione e assenza di tutele sono le principali cause del cattivo rapporto con il territorio, che nelle forme più gravi degenera in devianza e criminalità. Serve un Patto Cittadino contro le Povertà – conclude Leoncini. Una struttura operativa che punti a fare sistema e a mobilitare nuove energie (terzo settore, associazioni, Chiesa, imprese). Serve estendere le attivazioni sociali, unendo sostegno al reddito, pubblica utilità, formazione e politiche del lavoro. E servono soprattutto politiche che agiscano alla base, puntando all’innovazione, allo sviluppo imprenditoriale e alla valorizzazione del porto, che è un valore aggiunto importantissimo che altre città non possono permettersi. Nel nostro programma abbiamo lavorato molto su questo punto con delle proposte che mirano ad aumentare la capacità attrattiva della città e a richiamare imprese e investitori ad alto valore innovativo, culturale, sociale e turistico. Per ottenere questi obiettivi, occorre lavorare per armonizzare il porto e la città, e migliorare lo spostamento di merci e persone”.

“La categoria dei lavoratori oggi in difficoltà – spiega Genova Cambia – si è allargata: non ci sono più solo gli operai della fabbrica, ma anche i lavoratori atipici e tutti quei liberi professionisti e lavoratori autonomi in senso stretto che rimangono fuori da ogni tutela sindacale e attenzione politica. E poi ci sono i disoccupati, che continuano ad aumentare.
I piccoli lavoratori autonomi, in gran parte non organizzati in organi e collegi, hanno ad oggi la pressione contributiva più alta ma un futuro pensionistico sulla soglia della povertà; sono un bagaglio di intelligenza per la città, incidono notevolmente sul PIL, eppure sono dei lavoratori di serie B. Genova Cambia vuole invertire questa tendenza e per questo ha introdotto nel suo programma l’avvio di progetti di riconciliazione casa-lavoro, tra cui l’affiancamento di un co-manager, in grado di permettere al lavoratore autonomi di assistere un familiare o curare se stesso senza per questo dover interrompere la propria attività. Pensiamo anche a degli spazi comunali gratuiti per il Coworking, che fungano da punti di incontro tra domanda e offerta lavorativa e punti di raccolta informativa degli avvisi redatti dal Comune. Infine, uno sportello unico dedicato al lavoro autonomo che metta a disposizione dei consulenti in grado di aiutare gratuitamente il lavoratore nella gestione commerciale della propria attività”.

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