Genova. Il destinatario è un’agenzia di assicurazioni, il mittente è una madre che il 2 dicembre 2014 ha perso il proprio figlio, investito e ucciso da un camion.
Franca Bolognini non si è mai data pace ma neppure ha smesso di lottare per chiedere giustizia, alle istituzioni affinché rendessero più sicura la strada dove Alessandro ha perso la vita a soli, alla magistratura affinché accorciasse le lungaggini processuali legate all’incidente, e adesso alla compagnia – Vittoria – che aveva assicurato il mezzo pesante.
Il risarcimento, dopo più di due anni, non è ancora arrivato. Ecco la lettera aperta firmata dalla donna.
“Sono passate 124 settimane dall’ incidente in cui ha perso la vita mio figlio Alessandro Fontana… 124 settimane di incommensurabili dolore. Un figlio è la vita, Un figlio è il senso per cui uno al mattino si alza, l’ultimo pensiero della sera. A un figlio si offre il meglio di noi stessi, si lavora per lui si risparmia per il suo futuro. Un mezzo da voi assicurato me lo ha portato via.. Un trauma impossibile da superare e che voi Vittoria Assicurazioni continuate ad aumentare con il vostro silenzio, anzi buttando sale sulle piaghe aperte. Noi famiglia abbiamo sopportato ogni tipo di beffa: dal sentirsi dire dal vostro legale che era colpa di Ale, (giusto un pedone di spalle vicino agli scooter agganciato alle spalle ha colpe vero?) alle udienze dove avete usato le peggiori astuzie legale che la legge vi consente di usare (perdita di tempo, rinvii per produrre nuovi documenti poi mai presentati), dalle promesse di chiudere in tempi brevi la pratica alla fretta messaggi addosso a dicembre sotto le feste di Natale per il recupero di tutte le fatture delle spese sostenute con la minaccia che se non facevamo presto la colpa del mancato rimborso era nostra… ecco tutto quello che voi avete chiesto con toni anche altezzosi vi è stato dato. Ma avete capito che siamo noi la parte lesa? Ma avete capito che siamo noi sempre noi a pagare emotivamente affettivamente e anche economicamente? Siamo “fortunati” perché viviamo del nostro lavoro,ma se non avevamo quei risparmi destinati agli studi di Ale con cosa avremmo dovuto pagare chi pretendeva di essere pagato: avvocati, spese di tribunale, pompe funebri, servizi cimiteriali del comune, marmisti danno tempi stretti di pagamento massimo 60 giorni? Dovevamo rivolgerci a una finanziaria o vendere casa o rivolgerci a un usuraio? Concludo avvisandovi che se continuate così con questo sistema inizierà da parte mia l’ultima definitiva battaglia, sapete che sono determinata e lo sciopero della fame di ottobre ve lo ha dimostrato. Vi chiedo di non prenderci più in giro, non lo meritiamo noi, non lo merita Ale. L’iter legale andrà per la sua strada, ma non prendevi gioco di noi. Già così il dolore è insostenibile…