Genova. “Colpevoli di vandaliche distruzioni per l’avidità di sordidi speculatori”, così recita il cartello al collo di un pupazzo allegorico comparso ieri sera nei pressi della rotonda di piazza Della Nunziata, in centro città.
Lo strano personaggio sembrerebbe rappresentare il rettore, visto il copricapo e la toga (o forse un magistrato?), il sindaco (per via della fascia) e il Papa (simbolo della Chiesa, per via della tiara): l’allegoria dei poteri forti viene messa letteralmente alla gogna.
Qualche aiuto in più nella decifrazione dell’arcano arriva, però, da alcuni foglietti apposti vicino al misterioso spaventapasseri. Insieme ad altre scritte si legge l’hashtag #nomormoney.
L’installazione, dunque, riporta alla protesta dei centri sociali e degli studenti genovesi che non vogliono che l’edificio dell’ex Magistero, in corso Montegrappa, e che da anni ospita il centro sociale Buridda, sia venduto dall’Ateneo alla Chiesa Mormone. In realtà quell’hashtag è diventato il simbolo della lotta ai poteri forti.
E infatti. Chi ieri, nel tardo pomeriggio, abbia bazzicato i vicoli genovesi non potrà non aver notato una sfilata carnevalesca (in pieno periodo quaresimale) organizzata proprio dai ragazzi del LaBuridda, insieme alle forze de La collina libera di Castello, Aut Aut e altri ancora.
La manifestazione si chiama “Un carnevale molto fico” e ha lasciato altre “tracce” in alcuni angoli del centro storico: un mucchio di legna davanti all’ingresso di uno shop24 e un cumulo di foglie secche all’interno di un bancomat.
“Ieri abbiamo attraversato il centro storico di genova con una sfilata carnevalesca che per ore ha voluto rappresentare quello che quotidianamente facciamo: cambiare lo stato di cose presente – scrivono i ragazzi del centro sociale sulla loro pagina Facebook – Abbiamo messo alla gogna il potere, anzi i poteri e le politiche che negli ultimi anni hanno creato muri, peggiorato le nostre vite, devastato il territorio, svenduto la città. Una sfilata festosa, semplice e diretta per riabitare una città, la nostra città, liberarla delle speculazioni e riprendersi spazio pubblico. Siamo certi non finirà qui!”