Genova. “Nel 1965 appena finita la scuola io ero venuto a lavorare a Genova, tra luglio e agosto. Siccome non avevo borse di studio venivo qui per fare il saldatore delle navi. Io avevo fatto il liceo scientifico e mi preparavo per il politecnico di Milano e quindi ero esperto di queste cose e, con il ricavato del lavoro di due mesi, riuscivo a vivere tutto l’anno”.
Souheil Ben Barka, regista e produttore del “Sogno del Califfo” racconta questa sua parentesi genovese mentre, sulla “tolda” del Galeone che è al Porto Antico di Genova si prepara a dirigere alcune delle scene ambientate in mare. Il film racconta la storia vera di Domingo Badia, ufficiale dell’esercito spagnolo e “agente segreto” che, alla fine del ‘700, viene inviato in Marocco per rovesciare il sultano.
“Questo film mi era stato proposto dal mio produttore spagnolo 15 anni fa – ricorda il regista – e subito, leggendo il libro, non mi aveva convinto. Ma quando, nel corso di un incontro in Marocco ho saputo chi era realmente Domingo Badia ho capito che era una storia eccezionale e ho deciso di fare il film”. Un personaggio che dovrebbe essere conosciuto meglio anche nella sua patria e nella sua città, come ricorda Marisa Paredes, una delle attrici simbolo di Pedro Almodovar, che assieme a Carolina Crescentini era a Genova. “E’ una storia che mi è piaciuta veramente tanto – spiega – e quando ho saputo che era vera o o rimasta molto colpita. Quando ho letto delle sue avvenute, della cena con il Re di Spagna, di quella con Napoleone, ho capito che era veramente molto interessante.e ho pensato che se lo facciamo bene questo sarà un film fantastico.