Genova. Il Cociv, il consorzio general contractor per la realizzazione del Terzo Valico ferroviario, l’alta velocita’ tra Genova e Milano, non avrebbe vigilato sugli appalti e le assegnazioni dei lavori facendo cosi’ realizzare episodi di corruzione. Per questo il consorzio e’ stato iscritto nel registro degli indagati per violazione della legge 231. Il Cociv subito dopo gli arresti di numerosi suoi dirigenti si era definito parte lesa, ma la tesi della Procura non concorda, anzi: il Cociv per i sostituti procuratori Paola Calleri e Francesco Cardona Albini era il soggetto che aveva un obbligo di vigilanza ma non lo ha fatto.
L’iscrizione e’ avvenuta nelle scorse settimane e rientra nelle indagini che lo scorso ottobre hanno portato agli arresti domiciliari 14 persone, tra imprenditori e allora manager di Cociv. Le ipotesi di reato, secondo la guardia di finanza, vanno dalla corruzione alla turbativa d’asta e la concussione. In pratica, secondo la procura genovese, i manager del consorzio avrebbero assegnato i lavori per il Terzo valico a imprenditori amici in cambio di mazzette.
Nei giorni scorsi, invece, e’ nato un secondo filone di indagine relativo allo smaltimento degli inerti spariti dalla cava di Isoverde. Secondo gli inquirenti, che ipotizzano i reati di truffa e turbativa d’asta, i materiali degli scavi della galleria di Cravasco non sarebbero finiti tutti nella cava di Isoverde o in Germania (in caso di materiale contaminato dall’amianto) per il regolare smaltimento pagato con soldi pubblici ma sarebbero stati venduti in nero a imprenditori.