Burocrazia e diritti

La storia di Clara, e di una carta d’identità in cui non si riconosce

Ma adesso, per fortuna, potrà vedere riconosciuto il suo diritto ad avere documenti che rispecchiano la sua identità

Genova. Per Clara fino ad oggi anche le cose più elementari erano complicate e imbarazzanti, come il ritiro di una raccomandata “con l’impiegata delle poste che vuole la delega – spiega – perché non guarda nemmeno il documento oppure chiedere lo spostamento di un contatore con il codice fiscale che non corrisponde alla persona che sei”. Clara e’ una delle trans che oggi a Genova hanno avviato la pratica per il cambio anagrafico dell’identità senza la necessità dell’operazione chirurgica di mutamento del sesso. Una pratica che ora è possibile grazie a una sentenza della Corte di Cassazione ma che, purtroppo è ancora troppo poco conosciuta.

Per promuoverla, quindi, L’associazione Consultorio transgenere di Lucca, il Movimento di indennità transessuale di Bologna, l’associazione Princesa e la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova, fondata da don Andrea Gallo, hanno dato vita a una giornata informativa sul tema. “Un passo molto importante- spiega il portavoce della Comunità di San Benedetto, Domenico “Megu” Chionetti- perché dal nome di ognuno di noi parte la dignità della persona, parte l’uscita da una categoria che -sia essa trans, clandestino o migrante- si infrange di fronte all’affermazione della propria identità non solo in maniera informale ma anche in maniera formale in tutti gli uffici pubblici”.

Un pool di avvocati e psicologi, quindi, accompagnerà i trans che vorranno affrontare questo percorso. “Abbattere le discriminazioni significa anche togliere quella discrepanza tra documento anagrafico e aspetto fisico che genera molto spesso risolini piuttosto che piccole e quotidiane discriminazioni- spiega Cathy La Torre, avvocato di Gay Lex – parliamo di persone che vivono nella condizione femminile anche da 40, 50 anni e sul punto della irreversibilità della scelta, ad di là dell’operazione, il giudice non può che prenderne atto. Un atto dovuto, il riconoscimento di un documento conferma alla vita e alla dignità delle persone che ne fanno richiesta”.

Dal punto di vista formale il processo che si conclude generalmente nell’arco di un anno, consiste nel cambiamento dell’atto di nascita in Tribunale che prevede una nuova carta d’identità, un nuovo codice fiscale e un nuovo genere con la “M” che diventa “F”.

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