Il dibattito

Consiglio regionale: no al reddito di inclusione attiva, respinta la proposta Pd

Regione consiglio regionale

Liguria. Con 16 voti contrari (maggioranza di centro destra), 5 astenuti (Mov5Stelle) e 10 favorevoli (Pd, Rete a Sinistra, Gruppo misto Libera-Mente Liguria) è stata respinta la proposta di legge “Sperimentazione del reddito di inclusione attiva e di misure per contrastare l’esclusione sociale” di iniziativa Pd a firma di Raffaella Paita, Luca Garibaldi, Giovanni Barbagallo, Luigi De Vincenzi, Valter Ferrando, Giovanni Lunardon, Juri Michelucci e Sergio Rossetti.

Il testo presentato in aula proponeva l’introduzione in via sperimentale della misura del reddito di inclusione attiva e azioni per contrastare l’esclusione sociale con l’intento – secondo i proponenti – di valorizzare le competenze e accrescere le occasioni di occupazione delle persone che si trovano temporaneamente escluse dal mercato del lavoro e di attuare misure per il contrasto della povertà e l’esclusione sociale dei quanti non dispongono o dispongono con intermittenza delle primarie risorse per il sostentamento proprio e della propria famiglia.

Tale reddito consisteva nell’erogazione fino a 400 euro mensili. Fissato un limite temporale alla sperimentazione della legge. La proposta prevedeva, inoltre, che il reddito di inclusione attiva si accompagnasse allo svolgimento di interventi di pubblica utilità messi in atto dai Comuni con particolare riferimento al mantenimento di servizi essenziali, al dissesto idrogeologico e alla cura del territorio o a specifiche azioni mirate all’inserimento formativo o lavorativo dei soggetti beneficiari.
Respinti tutti gli emendamenti presentati in aula dagli stessi proponenti.

“Il centrodestra ha affossato senza peraltro partecipare al dibattito – il commento del gruppo Pd – la proposta di legge del Pd sul reddito di inclusione attiva, che avrebbe assegnato in via sperimentale a molte famiglie liguri in difficoltà fino a 400 euro al mese, avviando percorsi di avvicinamento al lavoro e integrandosi con la norma nazionale. Una proposta concreta, finanziata, legata a percorsi di riscatto sociale e in sintonia con lo strumento che predisporrà il governo (dopo il Sia), ampliando la platea dei beneficiari sul nostro territorio. Si tratta, infatti, di due misure (quella del Gruppo Pd in Regione e quella del governo) tese a combattere la povertà, che, insieme, garantirebbero, nel complesso, un assegno di 400 euro al mese a circa 12600 famiglie liguri in grave stato di indigenza, ma anche aiuti su servizi importanti come la casa, la salute e la scuola. E’ questa, infatti, la stima delle ricadute positive che potrebbe avere il combinato disposto fra la nuova legge del governo sul reddito di inclusione (il Senato ha dato l’ok al disegno di legge delega in materia che amplia il Sostegno di inclusione attiva già avviato in via sperimentale) e l’analoga norma regionale proposta dal Gruppo del Pd in Liguria.

“Il governo, infatti, con un investimento che progressivamente arriverà a 2 miliardi prevede di assegnare un reddito di inclusione attiva di circa 400 euro al mese a 400 mila famiglie italiane (circa 1,7 milioni di persone) con un Isee fino a 3000 euro all’anno. La proposta di legge del Gruppo del Pd in Regione amplia questa platea, grazie a uno stanziamento di 2,5 milioni di euro che si aggiunge alla norma governativa. La proposta del Gruppo Pd, come detto, è legata sia a una serie di percorsi di inclusione sociale, che prevedono formazione e avvicinamento al lavoro, sia ad aiuti aggiuntivi alle famiglie su questioni importanti come salute, trasporti, scuola e affitti. Una proposta di legge che ha la copertura di bilancio e che offre una risposta importante, in un momento storico in cui le garanzie lavorative di un tempo sono ormai venute meno. Il Pd non propone un aiuto incondizionato a chiunque, ma uno strumento calibrato su chi è in difficoltà, per garantire un sostegno economico e un aiuto a trovare un nuovo lavoro. Questa legge si integra perfettamente con la norma nazionale. La maggioranza di centrodestra invece ha preferito voltarsi dall’altra parte. “E’ desolante – sottolineano i consiglieri regionali del Pd Paita, Lunardon e Garibaldi – vedere l’indifferenza nei confronti della povertà delle famiglie liguri da parte della destra che governa questa regione”.

Marco De Ferrari (Movimento 5 Stelle) ha accusato il Pd di non aver voluto ascoltare le istanze sul reddito di cittadinanza, che era stato oggetto di una proposta di legge presentata dal suo gruppo nelle settimane scorse ed era stata respinta dal Consiglio. Il consigliere ha aggiunto: “Secondo noi nessuno deve rimanere indietro, ma voi – ha detto riferendosi a Pd e maggioranza – andate avanti come partito unico ignorando le richieste vere della cittadinanza”. De Ferrari ha annunciato, comunque, il voto di astensione del Movimento5Stelle «per le situazioni di grave crisi dilagante anche in Liguria”.

“Il centrodestra è mancato completamente dalla discussione – ha commentato Gianni Pastorino (Rete a Sinistra) che ha votato a favore – Non è una novità, purtroppo. Ma stavolta è ancora più grave, perché l’argomento era molto rilevante. Il problema si chiama povertà, che in Liguria è allarme sociale fra i più gravi d’Italia: i poveri non sono “ufo”, sono persone in carne ed ossa. Sottraendosi al confronto, la maggioranza oggi ha deciso di non dar loro risposte. È vero, si può anche decidere di non approvare un provvedimento dell’opposizione, ma la maggioranza dovrebbe stare in campo almeno con un ragionamento, se non altro per dimostrare che si capisce il problema. Stavolta dal centrodestra ci attendevamo la proposta, perché questi sono i provvedimenti che guardano più intimamente alle persone, e quindi caratterizzano la legislatura. È evidente: le risorse messe a disposizione dal governo nazionale non sono sufficienti; serve l’intervento delle istituzioni, della regione come degli enti locali. Sarebbe bello che fra 3 settimane il centrodestra presentasse un suo testo, magari con criteri diversi, ma comunque teso a risolvere il problema. Temo però che la proposta non arriverà, la questione non sarà affrontata, perché ormai è chiaro che davanti agli occhi non abbiamo la stessa immagine di società. Una società che si è impoverita e si contraddistingue con la drammatica espulsione dal mondo del lavoro: per capirlo bisogna essere disponibili a ragionare insieme; e serve coraggio per intervenire con misure adeguate”.

“Quella del PD non è la miglior proposta possibile – ha aggiunto il consigliere regionale del gruppo Libera-Mente Liguria Francesco Battistini, che ha votato sì – non è il traguardo da raggiungere, come del resto non lo era la proposta del M5S, specie per le sue lacune nella norma finanziaria; però entrambe avrebbero rappresentato un passo avanti per aprire una discussione seria, un piccolo gradino da salire per arrivare a un risultato concreto nella lotta alla povertà, la piaga del tempo moderno che dobbiamo, sicuramente, cercare di debellare. Concentrandosi sul merito, al di la di ogni polemica, il testo presentato quest’oggi mostra delle criticità, però ha anche elementi positivi: anzitutto l’idea di inclusione sociale attraverso il rientro nel mondo del lavoro, che si richiama direttamente all’articolo 1 della Costituzione. Si parla di impiego nei servizi di pubblica utilità, contrasto al dissesto idrogeologico, tutela del territorio. Non si tratta quindi di una forma di reddito assistenziale, è qualcosa di più. Ora Auspico che arrivi una proposta della maggioranza orientata nella stessa direzione, nell’interesse della nostra comunità. In questo senso non mi interessa il colore politico, mi interessa l’efficacia della legge a vantaggio della comunità”.

L’assessore alle politiche sociali Sonia Viale ha ribattuto in aula: “Il Pd, mi dispiace, non mi ha convinto”. L’assessore, infatti, ha spiegato che la proposta di legge ha finalità identiche a quella nazionale sul contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, che stanzierà ben un miliardo e mezzo di euro, di cui trenta destinati proprio alla Liguria. “Intanto – ha ricordato – il Governo ha drasticamente tagliato il fondo nazionale per le politiche sociali, che è sceso da 311 a 99 milioni determinando una riduzione dei trasferimenti alla Liguria per questo capitolo da 8,5 a 3 milioni di euro”.

Secondo Viale, quindi, “il processo nazionale non necessita di ulteriori provvedimenti delle Regioni” che, proprio grazie al futuro intervento nazionale nel settore, “possono liberare risorse ad altre esigenze del sociale” in modo da arginare gli effetti negativi dei tagli nazionali al settore. Viale ha concluso leggendo la lettera inviata al ministro Poletti dal presidente della Conferenza delle Regioni Bonaccini il quale, dopo avere esaminato il testo licenziato dal Senato, alla luce del ridimensionamento del fondo delle politiche sociali, ha chiesto a nome della Conferenza che il Governo permetta l’utilizzo delle risorse risparmiate sul fondo nazionale povertà destinato all’inclusione sociale per implementare il fondo delle politiche sociali in modo da garantire la continuità dei servizi sul territorio.

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