Genova. In un quartiere degradato, Campi, dal tessuto sociale ormai sfilacciato e perduto, nasce un progetto di riqualificazione ambientale e sociale, guidato da mamme e papà.
Ad aprile 2016, alcune mamme si ritrovano con un’area boschiva privata a disposizione. Il Bosco, in una via privata a qualche passo dall’Ikea, si presenta pieno di spazzatura e completamente immerso nel degrado. Eppure decidono di creare dal nulla uno spazio magico, senza aspettare che qualcuno lo faccia per loro.
Con un lavoro completamente volontario, durante il tempo liberato messo a disposizione della collettività, zappe in mano e bimbi in spalla, le mamme (alle quali piano piano si aggiungono volontari, abitanti del quartiere, gente di cuore) puliscono dalla spazzatura l’area e creano un piano circondato da alberi dove far vivere la Natura ai propri figli e ai figli di coloro che vogliono ritornare alla dimensione naturale e immergersi nel verde del Bosco.
Il progetto assume presto una dimensione più ambia di recupero del territorio, presidio contro il disboscamento che continua a perpetuarsi attorno a loro, socializzazione e primo esperimento genovese di outdoor education. Nasce così l’Asilo nel Bosco di Genova. Dove “asilo” assume il significato etimologico del termine di luogo accogliente, rifugio, un luogo dove ci si può ritrovare e condividere. E dove trova spazio l’utilizzo dello Scec, moneta solidale, catalizzatore di circoli virtuosi di solidarietà e partecipazione.
In questi giorni Aviva organizza un concorso (qui il link per votare il progetto), cooperativa S.a.f.e, soggetto giuridico di riferimento del progetto, decide di partecipare con un progetto complesso dal target eterogeneo, proponendo la creazione di un orto condiviso.
Un buon mezzo per ricreare un tessuto sociale nel quartiere, ma anche un alleato per insegnare ai bambini da dove arrivano frutta e verdura e quanta dedizione vi vuole per riempire un piatto di minestra, prevedendo l’implementazione dell’attività di outdoor education, con un servizio di babysitting condiviso per poter affidare i bambini alla presenza di professionisti fidati ad un prezzo calmierato dal frazionamento del costo orario e dall’utilizzo dello Scec, e creando un presidio del territorio pericolosamente soggetto alle alluvioni impegnandosi nella sua salvaguardia e messa in sicurezza.
“Speriamo che il progetto abbia il successo sperato e che un altro quartiere disagiato possa vivere la sua riscossa grazie all’attività di cittadini consapevoli e solidali”.