Caro Ministro Calenda
A scriverle sono le donne balneari italiane le stesse che il 15 marzo dalle ore 11 alle ore 14 saranno in Piazza Montecitorio per difendere la loro dignità il loro diritto al lavoro, che da anni l’Italia non garantisce.
Sa qual è Signor Mjnistro il motto della manifestazione? “guarda i tuoi figli negli occhi e unisciti a noi”.
Una domanda Signor Ministro, a lei che è così europeista e liberista da mettere l’Europa e gli interessi economici davanti alla vita di 30 mila famiglie, di 60 mila donne che la stessa Europa invita a ricoprire i posti più alti dell’imprenditoria: come pensa che potremmo andare avanti dopo le aste?
Vede, signor Ministro, come lei abbiamo fatto scelte di vita, come lei ci siamo impegnate in un lavoro, credendo in quel lavoro non solo di trovare l’espressione di noi stesse, ma anche il sostentamento della nostra famiglia. Abbiamo agito in buona fede, seguendo le leggi imposte dallo stato e abbiamo creduto che le nostre imprese potessero avere fine solo se lo avessimo deciso noi o nel caso in cui non fossimo state in grado di essere imprenditrici capaci. Quelle stesse leggi su cui noi facevamo affidamento – caro Ministro – si basavano su un concetto di base dell’economia: “un’impresa sana non può avere termine”.
Dieci anni di battaglie per la difesa del nostro lavoro sono tantissime, moralmente, psicologicamente insopportabili, ma noi non ci fermeremo, siamo decise a non mollare, la posta in gioco è troppo alta: il futuro dei nostri figli. Lo stesso che l’Italia dovrebbe tutelare per dimostrare che da noi esistono valori, consuetudini e leggi basate sul rispetto della famiglia, fondamento della nostra costituzione.
Il 15 marzo signor ministro, saremo in piazza per combattere il DDL Ammazzabalneari, concepito dalla stessa politica che solo un anno fa diceva di volerci aiutare e ci teniamo a sottolineare che siamo profondamente deluse dal fatto che lei incontrerà solo tre sigle sindacali SIB, FIBA e OASI che non rispecchiano la volontà espressa dalla base. Lei è Ministro di tutti e dovrebbe volere la presenza di tutte le sigle sindacali ai tavoli di concertazione.
La manifestazione in Piazza Montecitorio – voluta dalle donne balneari – sarà infatti appoggiata da Comitato Salvataggio Imprese e Turismo Italiano, Itb Italia, Donnedamare, CNA Balneatori, Assobalneari e ACO Liguria, che insieme combatteranno il basso profilo impostoci dai sindacati che lei riceverà e che non rappresentano più, a causa di un’inarrestabile emorragia di tessere, la volontà di tutti i balneari.
Il 15 marzo diremo no all’Europa e all’Italia a due velocità. Da una parte un’Europa che dice a noi donne di ambire ai piani alti dell’imprenditoria e dall’altra quella che con la complicità del Governo italiano toglie il lavoro a 60 mila donne italiane. Un’Europa a due velocità anche per il trattamento diverso riservato alla Spagna e al Portogallo, ma anche alle centrali idroelettriche dei Land tedeschi. Un’Italia a due velocità quando si parla di concessioni autostradali o petrolifere, cui è concesso di estrarre petrolio entro le 12 miglia fino ad esaurimento della risorsa e dalle quali non si riscuotono canoni già di per se che lei dovrebbe definire ancora più vergognosi dei nostri, conteggiati non a metro quadrato ma a km quadrato. La denuncia arriva dal numero uno di Riscossione Sicilia: “Finora piattaforme e insediamenti industriali come il Petrolchimico di Gela sono stati esentati dal pagamento per l’uso dei beni che fanno parte del demanio dello Stato”.
Ma a due velocità è anche la risoluzione del nostro problema. Da una parte lei Ministro, nel tentativo forse di dividerci dagli ambulanti, definisce le concessioni balneari italiane come vergognose, dall’altra c’è chi spaccia il DDL ammazzabalneari come un tentativo di salvare le stesse concessioni. Tanto ci ricorda questa vicenda non solo il titolo di un romanzo di Gadda, ma anche una famosa favola di Collodi.
Caro Ministro, le donne balneari italiane la invitano in piazza a Montecitorio o le chiedono di essere ascoltate in delegazione mercoledì 15 marzo. Certe che in lei sia rimasto ancora un po’ di “Cuore”.
Associazione Culturale “Donnedamare, per l’impresa balneare”