Genova. Se il Consiglio comunale di Genova giovedì o venerdì dovesse bocciare nuovamente l’aggregazione Amiu-Iren, la giunta Doria ha già pronto il piano B per evitare di portare in tribunale i libri della partecipata per il ciclo dei rifiuti.
La delibera sull’aggregazione infatti è il presupposto perché venga approvata (subito dopo e comunque entro il 31 marzo) la delibera che aumenterà la Tari in media del 6,89%. Se la prima dovesse essere bocciata, la delibera sulla Tari sarà sostituita seduta stante, da una seconda versione della stessa che, tramite un maxi emendamento della Giunta, porterà la Tari a un +18% per il 2017, conseguenza per Tursi inevitabile della mancata proroga del contratto di servizio di Amiu.
E se nemmeno questa delibera venisse approvata? Amiu avvierebbe la procedura di liquidazione, come anticipato questa mattina dal sindaco Marco Doria, e i consiglieri comunali sarebbero responsabili in solido davanti alla Corte dei conti del quadro di dissesto che si verrebbe a creare.
Quindi i consiglieri sarebbero praticamente costretti ad approvare la nuova versione della tariffazione per evitare risvolti giudiziari e consentire ad Amiu, a quel punto rimasta pubblica, di coprire tutti i costi per la messa in sicurezza di Scarpino e lo smaltimento dei rifiuti fuori regione fino alla fine dell’anno. “Sarebbe quantomeno anomalo che chi decide di non votare un aumento della Tari al 6,89% – dice un esponente della maggioranza – poi votasse la Tari al 18% dovendolo spiegare ai genovesi”. Ed è proprio su questo punto che fino all’ultimo giocherà le sue carte la Giunta per tentare di convincere i consiglieri ‘riottosi’.
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