Genova. Sono due i furgoni del colosso della ristorazione Ladisa che sono andati distrutti a causa di un incendio doloso la notte del 16 febbraio in un parcheggio pubblico nei pressi della sede genovese dell’azienda in via Adamoli in Valbisagno. Il terzo veicolo bruciato apparterebbe invece a un privato e sarebbe stato distrutto a causa del propagarsi delle fiamme. La rivendicazione è apparsa tra sabato e domenica su due siti di area anarchica dove la ditta pugliese viene accusata di “arricchirsi sulla pelle dei sans papiers collaborando con i Cie”.
In realtà la Ladisa da qualche anno non avrebbe più a che fare direttamente con i Cie, ma l’azienda pugliese vince anno su anno grossi appalti per la fornitura pasti per le forze dell’ordine, soprattutto caserme dei carabinieri in tutta Italia ed Esercito. A Genova la Ladisa si occupa soprattutto di ristorazione scolastica fornendo circa 5 mila pasti nelle scuole di Quezzi del Medio Levante e della Bassa Valbisagno.
In un primo momento l’incendio, su cui erano intervenuti solo i vigili del fuoco, era stato classificato come semplice incendio doloso ma la Ladisa non aveva presentato alcuna denuncia specifica, nonostante in passato a Torino fosse stata già bersaglio di azioni rivendicate dal mondo antagonista. Con la rivendicazione l’indagine è passata alla Digos che sta cercando di individuare possibili telecamere in funzione nella zona ma a dieci giorni dai fatti probabili che siano state cancellate. Dell’indagine è stato informato il sostituto procuratore Federico Manotti a cui dovrebbero arrivare nei prossimi giorni anche i due danneggiamenti ad altrettanti ripetitori H3G (cavi tagliati a Trasta e dopo una settimana a Staglieno) anch’essi rivendicati dagli anarchici e che potrebbero essere riuniti in un’unica indagine.