Genova. Sta per varcare la soglia dei 40 anni, è un uomo – questo forse si era capito – ed è originario della Valbisagno. Sa utilizzare, e lo fa bene, le tecniche di computer grafica e pure i social network. Ma Tiler, prima di diventare il Banksy genovese – come alcuni lo hanno definito – e suscitare una certa curiosità e attenzione per le sue opere in piastrelle (Tiler, in inglese, significa letteralmente “piastrellatore”) in alcuni luoghi degradati della città, ha partecipato con nome e cognome a svariati concorsi, aveva (ha?) un blog su wordpress, e un profilo Instagram che si chiamava proprio con il suo nickname, Tiler, e una manciata di altri account.
Il web. Aiuta a farsi conoscere e far conoscere i propri intenti, ma ha anche un rovescio della medaglia: non consente l’oblio. E’ stato così piuttosto semplice risalire, incrociando alcuni indizi, all’identità dello street artist che tanto sta facendo parlare di sé. Anche noi ne abbiamo scritto, a più riprese, citandone i blitz notturni nei vari quartieri genovesi.
Ed è proprio del suo “essere creatore di immagini” di notte, ciò cui Tiler parla in uno dei profili aperti che abbiamo trovato su internet, e che ci ha dato la conferma definitiva. Di lì, è bastato confrontare i vari account per avere un identikit completo. Il punto di partenza della ricerca? Una sorta di perizia calligrafica sullo stile comunicativo dell’artista. Alcune tracce lasciate sui profili Facebook di amici comuni. E Google. Il più banale dei sistemi di ricerca.

Non vi sveleremo il nome e il cognome di questo giovane che alcuni chiamano “eroe” e altri poco sopportano, esteticamente parlando. Non vogliamo rovinare il suo gioco. Anche perché alcuni degli angoli che “dal grigio ha restituito al colore” potrebbero migliorare davvero, chissà.
In questi giorni, tuttavia, Tiler ha sollevato non poche critiche a causa di un gesto che poco rispetta l’etichetta della street art. Regola numero 1: non coprire le opere altrui. Da Banksy (che però è riuscito a non farsi ancora scoprire, anche se c’è chi dice sia un membro dei famosi Massive Attack) a Space Invader, fino al più giovane dei graffitari. Il codice è chiaro.
Invece il 39enne Tiler ha coperto con una delle sue opere una scritta firmata da Melina Riccio, figura conosciutissima dell’undeground metropolitano. La bizzarra 65enne – l’avrete vista aggirarsi per il centro con i capelli ornati da ramoscelli d’ulivo, gli abiti ricoperti di cuori e un vassoio di focaccia pronta per essere offerta ai passanti – ha in comune con il “piastrellatore” la caratteristica di suscitare odio e amore. Però ha esposto alcune opere al Centre Pompidou di Parigi ed è considerata un’artista a tutti gli effetti.

Abbiamo chiesto a Tiler come mai abbia cancellato, con la sua “amazzone” di via XX Settembre, la poesia dipinta da Melina. Ci ha risposto così: “Non ho una gran considerazione del suo lavoro e so che questo a volte è controproducente… però non mi piace il suo modo di fare, ha imbrattato ogni muro di Genova senza pensare che ci sono persone a cui può non interessare quello che ha da dire. Ovvio che non cerco apposta di coprirla ma a volte è inevitabile…”. Bisogna dire che Tiler, a sua volta, è stato “bullizzato” da altri creativi locali che hanno preso di mira le sue opere con alcuni sticker. Resta solo da attendere, a questo punto, quale sarà la prossima mossa. L’appuntamento è sui muri di Genova.