Tragedia a lavagna

Ragazzo si uccide per 10 grammi di hashish, Don Valentino: “Strumentalizzazioni vergognose”

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Lavagna. “Sulla tragedia di Lavagna, del ragazzo che si è tolto la vita, ho letto tragicomiche discussioni, che dovrebbero addirittura arrivare nell’aula del Senato, in merito alla cannabis da legalizzare; in merito ai controlli di polizia al di fuori delle scuole; il rimpallo su chi ha chiamato prima chi, quasi a cercare chi abbia sbagliato per primo. I commenti alle parole di una madre disperata, commenti che farebbero meglio a tacere. In una situazione come questa tutto, forse, si può commentare; ma le parole di una madre che parla straziata, non vanno commentate, né per un verso né per l’altro; vanno solo ascoltate ed accolte, così come sono, condivisibili o meno. Non commentate. Tanto meno, vergognosamente strumentalizzate”.

Queste le prime parole di un lunghissimo post scritto da Don Valentino Porcile, parroco della chiesa della Annunziata di Sturla, in merito alla tragedia del ragazzo che si è uccisa a Lavagna durante un perquisizione della guardia di finanza. “Discutere di legalizzazione della cannabis, o dei controlli nelle scuole, di fronte ad un ragazzo che si è tolto la vita, è quanto di più disonesto si possa fare. Disonesto, educativamente e culturalmente parlando. Allora, vogliamo mettere l’accento invece sui punti focali di questa tragedia?”, dice don Valentino, che poi prosegue con una lista di cinque punti.

“Primo. Con chi parlano i nostri ragazzi? Con chi parlano delle loro difficoltà? Con chi possono aprirsi e raccontarsi. Sia che non stiano bene. Sia che abbiano il vizio delle canne. Qualunque situazione si trovino ad affrontare. Sono sempre maggiori le sacche di solitudine nei ragazzi. E noi che ci illudiamo che basti avere in tasca uno smartphone, con un whatsapp che ti mette in contatto con gruppi di decine di persone nello stesso istante. Aumentano i contatti, aumenta la solitudine. Sembra una contraddizione vero? Eppure è cosi – scrive – Secondo. All’Aula del Senato dovrebbero mettere all’ordine del giorno la creazione di spazi di aggregazione per i ragazzi. Spazi in cui possano esprimersi. Anziché preoccuparsi di reprimerli sempre più con controlli di forze dell’ordine che, in questo (come molti stanno dicendo) servono a ben poco. Perchè non si capisce che educazione non fa rima con repressione? Che reprimere significa portare avanti l’esatto opposto dell’ “educazione”, che significa “tirar fuori” dai ragazzi le loro potenzialità. Occhio, ragazzi; non fatemi dire che bisogna legalizzare la cannabis; io non sto dicendo questo. Sto dicendo che se i ragazzi vengono spinti sempre più ai margini con attacchi repressivi, anziché offrire loro il respiro di esprimersi, li si spinge sempre più nelle sacche della loro solitudine. O delle loro problematiche, quando ci sono. Il primo modo per renderli protagonisti è dare loro la possibilità di esprimersi. Costano. Sì, costano. E allora? Tirate fuori questi soldi che sono ottimamente impiegati in questo”.

Come terzo e quarto punto, il parroco di Sturla parla ancora di cosa dovrebbero fare in Senato, cioè offrire spazi di ascolto nelle scuole e rimettere il servizio civile.

Infine, parla della necessità di capire che troppo spesso le famiglie sono lasciate sole ad educare i figli. “Occorre rendersi conto che anche i genitori hanno bisogno di confrontarsi, di parlare. Hanno bisogno di persone esperte che diano loro consigli. Dovrebbero capire che alcuni genitori vorrebbero consigli di esperti, ma non hanno spesso neppure i soldi per tirare a fine mese. E allora quello che accade per la salute fisica (che cioè moltissime persone rinunciano a curarsi perché non hanno i soldi per farlo), la stessa cosa accade per la salute psichica, per spazi di confronto, di consiglio. Anche questo costa. Costa sì, e allora? Tutti i progetti ottimi costano soldi. I soldi ci sono, da qualche parte, e al Senato lo sanno. Sono i progetti che, vergognosamente, mancano”, termina don Valentino.

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