Genova. Iniziano domani sera nella sala Cap di via Albertazzi le “graticole” per i candidati sindaco del MoVimento 5 Stelle. Soltanto dopo questo appuntamento i protagonisti, per adesso solo potenziali, della corsa elettorale genovese torneranno a rilasciare dichiarazioni ufficiali. Fino ad allora bocche cucite, o quasi.
Le graticole, interrogatori pubblici davanti a una platea di iscritti al movimento, si svolgeranno domani dalle 21 alle 23, sabato dalle 10 alle 13 e poi ancora venerdì 24 per tutta la giornata. Gli appuntamenti sono stati organizzati da Sergio Battelli, deputato M5S, e da Alice Salvatore, capogruppo in Consiglio regionale. Le domande saranno rese pubbliche e comunicate ai candidati prima dell’inizio dei confronti, ma non è escluso che anche il pubblico possa rivolgere qualche domanda dell’ultimo minuto.
I candidati sindaco per ora sono cinque. Tutti hanno reso nota la loro disponibilità a rivestire la carica di primo cittadino attraverso internet, sia registrandosi sul sito del movimento sia con post pubblicati sulle loro pagine Facebook. Tra questi cinque il favorito sembra essere Luca Pirondini, 35 anni, tenore e maestro d’orchestra al Carlo Felice, fedelissimo della Salvatore e quindi del pensiero pentastellato più ortodosso. Ma non sono da sottovalutare Enrico Petrocchi, esperto di economia, contrario alla vendita di Amiu a Iren, e Marika Cassimatis, 55 anni, insegnante, già candidata in passato per altri appuntamenti elettorali e molto vicina alle vicende di diversi comitati.
Rosa pallido. La raccolta delle candidature si è conclusa il 31 gennaio, ma è stata riaperta – solo per le donne – il 14 febbraio, con una proroga fino al 26. Questo per raggiungere la soglia minima delle quote di genere in consiglio comunale e per i Municipi.
Per le elezioni sotto la Lanterna il M5S sperimenterà per la prima volta il cosiddetto “metodo Genova”. Un metodo che non è piaciuto a molti, almeno stando ai commenti sparsi per l’internet da tanti iscritti. Cosa succederà? Che tutti i candidati consiglieri, in sede segreta, dovranno esprimere una preferenza per uno dei candidati sindaci tra quelli sottoposti a graticola. Solo chi raggiungerà una soglia minima di 27 preferenze (il numero necessario a Genova per formare una lista elettorale) potrà proseguire la sua strada per palazzo Tursi e quindi sottoporsi al voto finale degli iscritti. I 27 (o più di 27, sarà poi il candidato sindaco a decidere come e chi scremare) formeranno la lista dei consiglieri.
C’è chi ha parlato di “liste bloccate” e di metodo “scarsamente aperto, democratico e trasparente”. Ma la portavoce Alice Salvatore respinge le accuse: “Abbiamo inviato il modulo per candidarsi a oltre 1000 iscritti genovesi, tutti avevano la possibilità di partecipare, e questo è il primo punto. Inoltre le preferenze saranno espresse non pubblicamente, i candidati sindaci non sapranno in anticipo chi li sosterrà, e raggiungere la cifra di 27 possibili consiglieri non è difficile. Ma soprattutto questo metodo, sperimentale, è stato pensato perché la nostra volontà è quella di vincere e di governare. Ed è meglio avere un sindaco che sin dall’inizio è sostenuto da alcune persone piuttosto che uno che si trovi in consiglio a governare con chi non è d’accordo con lui”. Non è questo un modo per eliminare le correnti, i potenziali dissidenti? “E’ un modo per avere la maggiore efficienza possibile, anche alla luce di esperienze passate. Nel nostro non-statuto c’è scritto che i criteri per scegliere i candidati possono mutare a seconda delle esigenze, e così sarà”.
Sulla questione si è espresso anche Paolo Putti, ex grillino dalla voce sempre critica, fuoriuscito dal MoVimento qualche settimana fa insieme ai consiglieri Mauro Muscarà ed Emanuela Burlando, e fondatore del gruppo “Effetto Genova”: “Mi rattrista il fatto che si sia detto a centinaia di attivisti Genovesi tu 6-1-0 – scrive in una nota pubblica su Facebook rivolta ai suoi ex vertici – mi rattrista il fatto si siano cambiati i canonici vincoli temporali per consentire di entrare ai reclutati dell’ultima ora da partiti e luoghi vari, mi rattrista che siate stati costretti a riaprire le candidature perché nessuno voleva più candidarsi, ma soprattutto mi dispiace che abbiate scelto di eliminare la possibilità di pensiero differente, non avete neanche combattuto contro il pensiero differente, avete costruito un metodo perché non possa esistere”.