Lavagna. Dopo la tragedia del giovane di 16 anni che si è ucciso ieri a Lavagna gettandosi dal balcone di
casa durante una perquisizione della Guardia di Finanza dopo un controllo antidroga, è arrivato il commento del procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi. “Sto riflettendo sul fatto che quando si effettua un atto di questo tipo nei confronti di persone che possono essere fragili, fermo restando che in questo caso c’erano i genitori del giovane presenti e si è svolto tutto in maniera regolare e trasparente, occorre prevedere a supporto di una persona che vive un’età fragile e fa uso di stupefacenti, quindi manifesta un disagio, un aiuto psicologico”, ha detto a margine di un impegno istituzionale.
“La legge non lo prevede – ha spiegato Francesco Cozzi – ma credo che in certi casi la persona che riceve una perquisizione ha diritto ad avere con sé una persona di fiducia. A volte questa persona può non essere la madre o il padre, con cui magari si sta vivendo un momento di incomprensione. Ci deve essere proprio uno specialista”.
“La nostra posizione riguardo ai minori, a prescindere da qualsiasi valutazione sulla liberalizzazione delle droghe leggere per gli adulti, è che i minori sono fasce deboli e vanno tutelati in ogni modo”, ha proseguito.
“Non vorrei commentare a caldo per evitare qualsiasi speculazione – ha premesso Francesco Cozzi – ma è una tragedia
che fa riflettere”. Secondo Cozzi, “il problema è diverso: bisognerebbe garantire in casi come questo, quando sono
necessari interventi investigativi doverosi, un’assistenza al minore, cosa che la legge non prevede. La legge prevede l’ assistenza obbligatoria di uno psichiatra o di uno psicologo infantile quando deve essere ascoltato dalla polizia giudiziaria o dal pubblico ministero”.
“Con un minore che ha problemi a scuola e inizia a far uso di stupefacenti non si usa la scorciatoia di dire ‘facciamogliela pagare’. E’ una scorciatoia che deresponsabilizza tutti quanti”, ha concluso Cozzi.