Genova. Una rete di plastica bianca e rossa a impedire il passaggio e ad avvertire del pericolo. Uno smottamento provocato dalle piogge di queste ultime ore. Siamo in via Ammarengo, a Quezzi, dove da mesi gli abitanti denunciavano come un muraglione, lungo la salita, fosse pericolosamente spanciato e con crepe piuttosto evidenti.
La struttura coincide con uno dei confini perimetrali della casa Bozzo di via Edera, il centro di accoglienza gestito dal Ceis. Il muraglione dunque è confinante con una porzione di terreno privato. E le recinzioni legate alla frane non hanno, infatti, loghi che riportino ad Aster, Comune o Municipio.
“Questa frana è molto ridotta – dice Paolo Traversa, infermiere, residente al civico 7 di via Ammarengo – ma temiamo che fossa verificarsi una frana vera e propria da un momento all’altro”.
Il Ceis, da quando ha aperto il centro migranti, ha sempre rassicurato sull’assenza di pericoli legati al rischio idrogeologico e recentemente ha effettuato una pulizia del terreno. «Sono stati tagliati alcuni alberi – continua Traversa – speriamo che non venga a mancare l’azione di contenimento che veniva svolta dalle radici».
Il pensiero va a quanto accaduto il 27 novembre scorso a poche centinaia di metri, in via Portazza, sempre a Quezzi, dove un grosso cedimento aveva messo a rischio la stabilità di un palazzo – il civico 65 – e quelli vicini, in via Daneo. Anche in quel caso la struttura era privata.