No alla seminfermità

Delitto di Lumarzo, il perito: “Borgarelli capace di intendere e di volere”

Cade l'attenuante della seminfermità. La relazione: "Le ingiurie subite quella mattina sono state il grilletto del delitto"

Maltempo

Genova. Claudio Borgarelli, l’infermiere 55 enne che l’11 ottobre 2016 ha ucciso e decapitato lo zio Albano Crocco nei boschi di Craviasco nel comune di Lumarzo, era capace di intendere e di volere al momento del delitto.

Lo ha stabilito la perizia dello psichiatra forense Gabriele Rocca. Nella relazione peritale emerge come Borgarelli abbia una personalità borderline e come il rapporto con lo zio, considerato un tempo un esempio e un modello si sia progressivamente deteriorato a causa di quel passaggio verso il bosco nella proprietà dell’infermiere che considerava pesantemente lesi i suoi diritti.

Una perizia che non descrive certo Borgarelli come un freddo e lucido killer (basti pensare alle decine di intercettazioni che lo ritraggono mentre vaneggia parlando da solo) ma che esclude quello che l’articolo 89 del codice penale richiede per poter parlare di seminfermità, vale a dire una capacità di intendere e di volere “grandemente” scemata.

Caduta la principale attenuante per la difesa, che avrebbe comportato un importante sconto di pena, ora Borgarelli rischia l’ergastolo anche se il suo avvocato Antonio Rubino nell’udienza fissata per l’incidente probatorio il prossimo 28 febbraio, chiarirà come la stessa perizia sia utile a far cadere anche le aggravanti dell’omicidio, a cominciare dalla premeditazione.

Sul punto, oltre al fatto che Borgarelli aveva preso un appuntamento con un avvocato per far valere le sue ragioni fissato per due giorni dopo il delitto, lo stesso Rocca spiega in perizia che “le ingiurie che ha subito dallo zio quella mattina” hanno rappresentato il “grilletto” dell’omicidio stesso. Con lo zio quella mattina sul vialetto era scoppiata l’ennesima discussione: Borgarelli aveva chiesto chiarimenti e Crotto lo aveva insultato in tutta risposta sputato addosso. Lo stesso infermiere, nella sua infinita ossessione, ha spiegato nei diversi colloqui e interrogatori che oramai dormiva con la pistola per timore di aggressioni da parte dello zio e che “il machete era diventato un’appendice della sua personalità”.

Altra aggravante da valutare quella dei “futili motivi”, visto che il conflitto con lo zio aveva portato a liti furie, lettere al sindaco e minacce varie ed era diventata una vera ossessione per lo stesso Borgarelli. Ultima aggravante quella della crudeltà visto che Albano Crocco è stato decapitato e la testa mai trovata. Ma anche in questo caso, a differenza di quanto ipotizzato in un primo momento, la perizia del medico legale Alessandro Bonsignore ha dimostrato che Crocco è stato decapitato dopo che era già morto.

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