Valanga

Amiu-Iren, le reazioni. Toti: “Maggioranza Doria come armata Brancaleaone” fotogallery

Valanga di critiche sulla giunta Doria dopo la bocciatura di ieri

Amiu-Iren: la protesta a Tursi

Genova. La crisi della giunta Doria e il futuro di Amiu. Il giorno dopo, mentre gli scossoni del terremoto si avvertono ancora distintamente, le reazioni della politica non si fanno attendere. E tutte, con diversi accenti, mettono all’indice l’esperienza del centrosinistra a Palazzo Tursi.

A fare da apripista è il governatore della Regione Liguria Giovanni Toti. “Nessuno in Comune a Genova – spiega – provi a scaricare la responsabilità di quanto accaduto sull’operazione Iren-Amiu sul centro destra. Non vi è stato nessuno sgambetto né, come qualcuno vorrebbe far credere, una cinica speculazione politica. L’opposizione, nelle sue varie anime, ha votato contro un piano tardivo, confuso, non risolutivo dei giganteschi problemi della città e utile solo a creare ulteriore confusione del futuro. Prova ne sia il fatto che è stata la stessa maggioranza a rifiutare le soluzioni proposte dal sindaco. Ma vi sembra normale – aggiunge – che un’amministrazione in carica da cinque anni si accorga del disastro dei rifiuti a Genova negli ultimi due mesi di mandato? La verità è che la maggioranza raccogliticcia che ha governato questa città e “sostenuto” il sindaco Doria negli ultimi cinque anni è arrivata al capolinea, travolta da liti, personalismi, assenza di visione e di progetti da rivendicare di fronte ai cittadini. Ieri, finalmente, anche l’ultimo velo di ipocrisia che teneva in piedi l’armata Brancaleone del centro sinistra in questa città è franata”.

Per Antonio Bruno, Federazione della Sinistra, quella di ieri “è la logica conclusione dell’ostinazione del sindaco Doria che ha voluto sfidare il consiglio comunale. Dimenticando la fallimentare esperienza di Mediterranea delle Acque (del gruppo Iren) che non investe nelle manutenzioni e distribuisce utili a piene mani ai privati. La Destra ha deciso di dare un colpo al Sindaco e al PD, nonostante ideologicamente favorevole alle privatizzazioni. Il Presidente della regione liguria Toti ha fiutato la situazione cambiando nel giro di una notte il suo “consiglio” dall’astensione al voto contrario. Che dire, non possiamo fermarci qui. Cittadini, comitati, lavoratori potrebbero unirsi e costruire un’alternativa politica al circo Barnum che si è visto in questi giorni nella politica genovese”.

Pensa al futuro di Amiu anche Legambiente. “Bisogna ripartire ridisegnando la cornice delle relazioni tra i soci pubblici di Iren – spiega il presidente ligure Santo Grammatico – perché è fondamentale comprendere quale strada si voglia percorrere. Noi non siamo ideologicamente contrari al rapporto tra Amiu e una società di capitali privata a partecipazione pubblica ma è necessario che il controllo, la pianificazione e la gestione del ciclo dei rifiuti resti a maggioranza pubblica e a Genova, come nelle altre città, nelle mani dei Comuni”.

Simone Regazzoni, esponente Pd, punta il dito, invece, sui democratici genovesi. “Siamo di fronte al fallimento del gruppo dirigente del PD genovese, che ha gestito in modo disastroso questi cinque anni di Giunta. A questo punto, che Doria si dimetta o meno è irrilevante, benché un passo indietro sia auspicabile. Da ieri Genova non ha più un Sindaco. Da ieri l’implosione del centrosinistra genovese, già chiara da tempo, è conclamata. E l’idea di un’alleanza di centrosinistra in vista delle comunali non solo è impossibile: è politicamente risibile. E’ quasi un anno che denuncio una situazione di stallo politico totale di cui il gruppo dirigente del PD genovese è responsabile. Ora il fallimento è sotto gli occhi di tutti. E ne pagano le conseguenze i Genovesi. Doria ha moltissime colpe. Ma nessuno pensi di scaricare tutta la responsabilità su di lui. Anche gli alibi sono finiti. Il gruppo dirigente del PD genovese, a partire dal Segretario Alessandro Terrile fino ai membri della segreteria ombra di Margini & C., è al capolinea”.

“Il No alla fusione Iren-Amiu di ieri sera a Tursi è una vittoria – spiega invece il Movimento 5 Stelle – che non ha alcun colore politico. È la vittoria dei lavoratori, dei cittadini e dei commercianti genovesi che da mesi si battono contro la minaccia di privatizzazione selvaggia sostenuta dal Pd in primis e avallata da un sindaco sempre più supino alle logiche del partito che lo ha creato e lo ha tenuto politicamente in vita. Già, ma fino a quando? Per Doria, ormai privo di maggioranza e abbandonato dagli stessi che lo avevano sostenuto, è arrivato il momento di staccare la spina e riconsegnare le chiavi di una città che, dopo quasi 5 anni, lascia più sporca, più povera, più isolata. Con il voto contrario di ieri, Genova non ha respinto semplicemente una fusione. Ha bocciato sonoramente un progetto politico fallimentare basato su privatizzazioni, tagli all’occupazione, riduzione dei servizi, aumento dei costi, che si riflettono inevitabilmente nelle bollette di una cittadinanza già tartassata dalla peggiore classe politica che la città abbia mai avuto”.

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