Genova. “Ha dato del “cogl%%ne” al sindaco di Genova Marco Doria in sala rossa, davanti alle telecamere dei giornalisti che stavano riprendendo la seduta del consiglio comunale dedicata alla delibera sull’aggregazione Amiu-Iren, poi rinviata di una settimana.
Fuori andavano in scena le proteste dei lavoratori di Amiu, dove fra l’altro i cori e gli appellativi di poca stima nei confronti del sindaco non sono certo mancati. Dentro, una manciata di lavoratori è stata fatta entrare in sala rossa: nessuna interruzione del consiglio e nessun problema di ordine pubblico. Solo, dopo che il consiglio ha votato il rinvio della delibera si sono materializzate poche parole di protesta “Vergogna”, “Dov’è l’interesse pubblico?”. Poi una voce si è levata rivolta al sindaco: “Cogl%%ne, lo dici almeno se ti ricandidi?”. I lavoratori sono poi usciti dall’aula per raggiungere i loro colleghi in presidio sotto palazzo Tursi.
Questa mattina, a solo sei giorni dai fatti, il lavoratore in questione Emanuele Giacopetti, dipendente di Amiu Bonifiche, ha ricevuto dalla sezione di polizia giudiziaria della polizia municipale la notifica dell’iscrizione nel registro degli indagati per oltraggio a pubblico ufficiale e oltraggio a corpo politico o amministrativo.
“L’ho detto e lo rivendico – spiega il lavoratore a Genova24 – perché in una situazione così delicata per la città e con una delibera in approvazione con conseguenze sul futuro di Amiu il sindaco non ha nemmeno mai detto se si ricandida per fare un qualche modo da garante a tutta questa operazione”.
Ma c’è dell’altro. Il lavoratore in questione, insieme ad un altra decina, è stato per anni precario di Amiu Bonifiche ed è stato assunto insieme ai suoi colleghi solo grazie a due sentenze del tribunale del Lavoro: “Il sindaco quando chiedevamo di incontrarlo perché sapevamo che l’assunzione a tempo indeterminato era un nostro diritto ci ha sempre chiuso le porte in faccia. Siamo stati fermi un anno e mezzo per poi essere assunti solo grazie alle cause che abbiamo intrapreso contro Amiu e il Comune che fra l’altro hanno dovuto pagare spese legali molto alte che i genovesi avrebbero risparmiato se ci avessero voluto ascoltare”.
Certamente stupisce la tempistica ultrarapida con cui la denuncia e la querela sono state avviate: “Certo che se una famiglia ha bisogno di una casa in un mese il Comune nemmeno risponde, per denunciare quello che secondo me è un diritto di critica motivato sono bastati cinque giorni”.
Il giovane, difeso dall’avvocato Laura Tartarini, rischia ora la condanna a una multa di diverse migliaia di euro.