Faccia a faccia

Amiu-Iren, confronto acceso tra lavoratori e Pd: le posizioni rimangono distanti

Posizioni distanti. Pd e maggioranza in corsa contro il tempo: o nuova delibera entro fine marzo o sarà il caos

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Genova. Un confronto vivace e in qualche momento acceso che non sembra al momento spostare le posizioni tra i lavoratori di Amiu e il Pd che questo pomeriggio aveva convocato un incontro pubblico sulla situazione dell’azienda pubblica che si occupa della gestione dei rifiuti in vista del tentativo di portare entro fine marzo in consiglio comunale una nuova delibera sull’aggregazione con Iren Ambiente.
“Non c’è un’altra soluzione” dicono il capogruppo a Tursi Simone Farello, il consigliere regionale Giovanni Lunardon e il segretario Alessandro Terrile e l’aggregazione con Iren rappresenta l’unica possibili per salvare l’azienda e i lavoratori, consentire una proroga del contratto di servizio ed evitare che i debiti vadano a caricare la Tari dei genovesi.

“Non siamo contrari di per sé all’aggregazione – replicano i lavoratori – ma deve essere rispettato l’accordo di luglio, l’unico che offriva garanzie sulla chiusura del ciclo a Genova, sul piano industriale di Amiu e sul mantenimento di una maggioranza pubblica”. Ed è proprio su quell’accordo che gli animi si scaldano: “Quell’accordo non è oggetto di trattativa – ribadiscono  – e i lavoratori di Amiu non sono né pazzi né irresponsabili visto che nell’estate 2016 hanno loro elaborato una proposta che diceva sì all’aggregazione dove si ponevano delle condizioni e da quello non ci spostiamo”.

“Quell’accordo lo ha firmato l’amministrazione con il sindacato – dice Farello – noi non lo abbiamo nemmeno visto e se ce lo avessero fatto vedere avremmo suggerito di guardare bene cose firmavano”. I lavoratori fanno notare come Amiu nel 2012 valesse una forbice compresa tra 58 e 65 milioni di euro,  mentre ora ne vale solo 9: “Noi eravamo contrari, ma visto che le delibere sull’aggregazione le avevate votate blindate già due anni fa, potevate farle allora, almeno no avreste svenduto Amiu”. Il Pd scarica la responsabilità sulla sua maggioranza: “Non la volevano allora e non la volevano la scorsa settimana e voi eravate fuori dall’aula a protestare”.

Qualcuno si innervosisce come e lascia la sala, come il rappresentante dell’rsu Umberto Zane, l’unico sindacato che non ha firmato l’accordo di fine gennaio. La discussione però prosegue.

Sulla maggioranza del pacchetto industriale il Pd (e la giunta) sanno che non si può tornare indietro come conferma il consigliere Lunardon: “Certo nel 2012 avremmo potuto vendere il 40% perché l’azienda aveva un valore e una prospettiva”. Come dire, oggi questo non si può fare e il percorso che porterà in una seconda fare, a dare a Iren Ambiente fino al 69% di Amiu non può essere messo in discussione”.

Anche sul concetto di pubblico privato scatta qualche scaramuccia: “Iren è non è privata perché è a controllo pubblico proprio grazie anche ai consiglio comunale di Genova” dice Farello. Ma un lavoratore replica: “Noi partiamo dal 100% pubblico per arrivare a un 69% privato-pubblico, non ce lo saremmo mai aspettato. Noi siamo convinti di poter rimanere pubblici per salvaguardare gli interessi di cittadini, lavoratori e commercianti. La nostra paura è che da qui a 5 anni ci troveremo privatizzati con conseguenze che non conosciamo”.

Tra i presenti anche alcuni lavoratori precari che hanno ricordato al Pd come da un anno e mezzo la loro assunzione fosse stata deliberata. Laconica la risposta: “Adesso in queste condizioni e senza aggregazione non è pensabile l’assunzione di nemmeno uno dei 31 precari e neppure del direttore generale dell’azienda di cui c’è bisogno. Se arriverà Iren tutto questo sarà oggetto di trattativa”.

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