Genova. “La delibera passerà senza problemi, perché non esistono alternative, ma noi siamo preoccupati perché siamo già la città con la Tari più alta d’Italia e si parla di aumenti nelle tariffe da un minimo del 6 a un massimo del 20%”. Così Alessandro Cavo, vicepresidente vicario di Ascom Genova e una delle voci del tavolo della piccola e media impresa, che riunisce Ascom, Confesercenti, Confartigianato, Cna e Coldiretti), alla vigilia del voto in consiglio comunale della delibera d’indirizzo in merito alla aggregazione tra Amiu e Iren.
Domani, davanti a Tursi, già dalla mattina si faranno sentire le proteste dei lavoratori, delusi per il fatto che la delibera in questione non contiene l’accordo della scorsa estate, quello in cui si parlava di un’azienda che avrebbe dovuto restare in mano pubblica, e di investimenti certi su Genova.
Ma a preoccupare i negozianti e le categorie è l’ipotizzata riduzione da 30 a 10 anni del recupero degli extra costi per la bonifica di Scarpino e del trasporto dei rifiuti extra Liguria, aspetto contenuto nel piano industriale ideato da Iren legato al matrimonio con Amiu. Se mantenuto sui 30 anni gli aumenti potrebbero essere attorno al 6%, altrimenti potrebbero schizzare fino al 20%.

Molto spesso la realtà sta nel mezzo è secondo Ascom non ci si bisognerà aspettare un aumento inferiore al 10%. “Per le imprese saranno circa 40 euro in più al mese, in media – azzarda Alessandro Cavo – e credo che ci sarà un aumento anche nelle bollette delle famiglie, il punto però è che invece di facilitare lo sviluppo delle aziende legate ai servizi e al turismo come i bar, i ristoranti e i negozi, le si penalizzano”.
“In Svezia il governo ha abolito l’Iva sulla somministrazione – continua l’esponente di Ascom e Fepag – e la cosa ha dato risultati positivi immediati. Noi abbiamo più volte proposto ad Amiu e al Comune un sistema di premialità per cui, per esempio, se garantisci l’apertura di domenica, dovresti avere sconti sulla tassa sui rifiuti o su quella di occupazione del suolo pubblico”.
“Noi abbiamo già capito nel 2013 come sarebbe andata – conclude Cavo – quando si è verificata la necessità di ripensare Scarpino bisognava chiedere un intervento dello Stato, non si può pensare di spalmare una spesa di 160 milioni di euro sulle bollette di cittadini e imprese”. Contestata per gli stessi motivi anche la previsione di spese a carico dei cittadini, nel caso venga calcolato erroneamente il valore di Amiu e quindi della quota di capitale sociale che dovrà essere acquisita da Iren.

Tra il testo della delibera di indirizzo la cui discussione è stata rinviata, la scorsa settimana, in consiglio comunale, e quello che sarà presentato in questo martedì in Aula rossa, non ci sono state modifiche sul piano della Tari, come invece era stato auspicato dal Tavolo della piccola e media impresa genovese.