Genova. Si è tenuta questa mattina la terza tavola rotonda organizzata dalla Uiltucs di Genova e della Liguria dedicata al Welfare aziendale: “Welfare contrattuale si può”. Il sindacato della Uil che si occupa di turismo, commercio e servizi ha discusso di welfare contrattuale insieme alle associazioni datoriali: Confcommercio, Confesercenti, Uneba, Anaste, Ugal, Confprofessioni, Fiap, Confindustria, Lega Coop, Alleanza delle Cooperative e l’assessore regionale Berrino.
Nelle piccole e medie imprese fattori quali presenza, disponibilità, flessibilità dei dipendenti sono elementi centrali per rimanere sul mercato. Tenendo presente queste considerazioni, è necessario gestire al meglio questi processi. Spesso il fattore “disponibilità” crea un rapporto diretto tra impresa e dipendente, rapporto che può generale distorsioni per situazioni – spesso – più soggettive che oggettive, in cui la “disponibilità extra contrattuale” è un “obbligo” implicito che nel tempo può sfociare in vertenzialità.
La Uiltucs intende sperimentare un percorso di contrattazione a cui le imprese possano “liberamente” aderire. Le associazioni che rappresentano la miriade di medie e piccole imprese, che sono la spina dorsale del nostro paese, ed in particolare della nostra regione, si sono dimostrate interessate a discutere del tema nella contrattazione territoriale insieme alla Uiltucs.
Nella nostra regione gli addetti del terziario sono (dati ISTAT 2016) 481.000 su un totale di 612.000, di cui buona parte donne. Con alcune associazioni come Uneba e Fiap, la Uiltucs ha già sviluppato una contrattazione territoriale la quale ha permesso, a fronte di scambi proporzionati, anche erogazioni economiche ai dipendenti.
Con Confcommercio, Confesercenti e Confprofessioni, la Uiltucs ha recentemente sottoscritto alcuni accordi che aprono la strada alla contrattazione diffusa per il riconoscimento di welfare. “Non possiamo pensare che fattori quali produttività, efficienza e riconoscimento del merito debbano essere solo ad appannaggio delle grandi imprese – dichiara Riccardo Serri, segretario generale Uiltucs Genova e Liguria – Chi rappresenta quella miriade di piccole imprese e chi rappresenta i lavoratori deve avere il coraggio di osare, consapevole della sfida ma anche della bontà dell’obiettivo che non è quello di arrivare tardi in situazioni di forte crisi. Flessibilità, disponibilità dei dipendenti sono oggi fattori scontati nei luoghi di lavoro, non sempre perché il datore di lavoro è cattivo ma perché il mercato lo richiede e le imprese di piccola dimensione spesso non si possono permettere di implementare il personale”.
Qualche anno fa, la Uiltucs si è seduta a un tavolo di trattativa con la Fiap, la principale federazione che rappresenta le agenzie immobiliari, per comprendere come in una regione come la nostra, dove la stagionalità è un fattore importantissimo, si potesse coniugare il presidio degli addetti in giorni e orari adatti alla presenza dei turisti. “Bene, dopo una serena ma serrata contrattazione, che ha segnato il percorso anche in altre regioni, abbiamo raggiunto un ottimo risultato per entrambe le parti il quale ha permesso maggiori disponibilità dei dipendenti, in cambio di una quota premiante interessante a fine stagione”, racconta Serri.
Così è stato anche per Uneba dove, a seguito di dettami contrattuali nazionali, la Uiltucs ha aperto la strada ad un riconoscimento economico frutto anche della maggiore disponibilità dei dipendenti. Tenendo conto delle possibilità economiche delle aziende, le ultime due leggi di stabilità hanno aperto un nuovo orizzonte sul soddisfacimento dei bisogni dei dipendenti. La Uiltucs pensa che ci sia il giusto viatico per un nuovo modello contrattuale che purtroppo manca da tempo.
“Il dipendente della piccola azienda, come quello della grande, non ha anche lui il diritto di avere i libri di scuola gratuiti e\o le tasse scolastiche e dell’università dei propri figli? Di avere un buono acquisto? Di godere di una vacanza? Di avere un ticket per il baby sitting o per far accudire un genitore anziano? Ma anche avere pagata la palestra, il teatro, dei libri? – conclude Riccardo Serri – Oppure, il fattore che noi riteniamo centrale in un momento ancora di crisi, è poter usufruire di una formazione pagata per migliorare nel lavoro quotidiano o per avere maggiori prospettive”.
La Uiltucs ligure pensa che una dipendente di un negozio, di un ristorante, di un bar, di una casa di riposo o di un istituto di vigilanza o di uno studio professionale non debba rinunciare al lavoro perché non sa dove lasciare i figli per cui, attraverso una buona contrattazione centrata sul welfare, si possono trovare le giuste soluzioni. La Uiltucs vuole continuare a rappresentare quella società di mezzo che è il pilastro del nostro paese e della sua economia.