Genova. Pomparono aria anziché sangue nel cuore di una donna di 53 anni che nel corso di un intervento di cardiochirurgia al sesto piano del monoblocco del San Martino fino a farglielo scoppiare.
Un malfunzionamento della macchina a causa probabilmente, secondo la perizia fatta eseguire dal sostituto procuratore Stefano Puppo, di un montaggio sbagliato.E domani, per quella morte avvenuta 3 anni e mezzo fa, per due tecnici perfusionisti dell’ospedale San Martino, comincia l’udienza preliminare. Sono accusati di omicidio colposo.
La donna, Laura Marangoni di Cairo Montenotte, si stava sottoponendo a un intervento di sostituzione dell’arco aortico che necessità l’utilizzo di un macchinario adibito alla circolazione extracorporea. Qualcosa quel giorno non ha funzionato e la macchina ha cominciato a pompare aria fino a far scoppiare il cuore. L’organo venne poi ricucito dai chirurghi ma i punti di sutura non tennero e quando, ad intervento concluso (che durerà diverse ore) il cuore venne fatto ripartire autonomamente scoppiò di nuovo causando il decesso della donna. Durante la seconda parte dell’intervento però la macchina venne messa a posto e utilizzata senza problemi. Ma era troppo tardi.
Se per l’ospedale si è trattato di un malfunzionamento del macchinario, tanto che è stato chiesto un risarcimento alla ditta che aveva fornito l’ospedale per l’accusa sono i tecnici che hanno sbagliato qualcosa nel suo utilizzo, soprattuto in fase di montaggio. I due sono difesi dall’avvocato Antonio Rubino per il quale la perizia rileva un’anomalia della macchina, ma non spiega se non per ipotesi quale tipo di anomalia si sia verificata né consente di affermare con sicurezza dal punto di vista penale quale dei due tecnici abbia eventualmente commesso un errore.
L’udienza preliminare comincia domani, davanti al gup Ferdinando Baldini, ma sarà rinviata a causa del legittimo impedimento dell’avvocato degli imputati.