Genova. Non spettavano all’assessore alla protezione civile la diramazione dell’allerta e la messa in moto della macchina di protezione civile, ma erano compito del dirigente della protezione civile Gabriella Minervini.
Al massimo, vista l’irreperibilità di quest’ultima, toccava al suo vice Stefano Vergante, sostituirsi e prendere le
decisioni opportune. E’ quanto scrive il gup Ferdinando Baldini nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso ottobre ha assolto l’allora assessore regionale e attuale capogruppo del Pd Raffaella Paita per l’alluvione del 2014, costato la vita all’ex infermiere Antonio Campanella e che provocò danni a decine di persone e commercianti.
Il gup distingue, prendendo a riferimento le leggi e le delibere regionali, tra il ruolo politico degli assessori e
quello tecnico dei dirigenti. Norme che prevedono espressamente che il compito di diramare l’allerta spetta al dirigente del dipartimento di protezione civile (organo regionale) così come quello di attivazione e presidio della sala regionale. “Gli assessori – scrive il gup – hanno il potere di iniziativa e di iniziativa di natura politica ma sono assolutamente privi di poteri provvedimentali, mentre i poteri di amministrazione e organizzativi spettano ai dirigenti”. L’assessore “stimola l’attività normativa e sovraintende a provvedere alle esigenze organizzative del settore di competenza”.
Il nove ottobre 2014, stante i bollettini meteo emessi dall’Arpal e la situazione meteo, l’allerta doveva essere diramata, scrive il giudice, ma la Minervini non lo fece. “La Paita, in questo scenario – sottolinea il gup – ha un ruolo ‘di rincorsa’ rispetto alle omissioni della dirigente. Paita non poteva costringere il dirigente né sostituirsi ad esso. Al massimo doveva essere il vice della Minervini (Stefano Vergante) a subentrare al dirigente”. Il gup aveva assolto la Paita (il pm aveva chiesto la condanna a due anni e otto mesi) mentre aveva
rinviato a giudizio la ex dirigente il cui processo inizierà il prossimo 14 marzo. Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Gabriella Dotto, la Minervini avrebbe dovuto diramare l’allerta e la Paita, anche se la dirigente non lo aveva fatto, avrebbe dovuto stimolare la dirigente ad attivarsi.