Genova. Prosegue il percorso di aggregazione tra Amiu ed Iren e continuano le polemiche. Questa volta è il Tavolo della Piccola Impresa, composto da Ascom-Confcommercio, CNA, Confartiginato, Coldiretti e Confesercenti, a criticare la delibera e a chiedere sostanziali modifiche.
“L’unico risultato certo, altrimenti, sarebbe quello dell’ennesimo salasso per cittadini e imprese genovesi, mentre – spiegano le associazioni – moltissimi sono i punti interrogativi lasciati in sospeso per esempio su come verrà articolata la raccolta differenziata e come il piano industriale porterà razionalizzazioni e quindi riduzione dei costi”.
Le associazioni di categoria organizzeranno un presidio in Consiglio Comunale martedì 31 gennaio, giorno in cui la delibera sarà esaminata, e nel frattempo hanno scritto al sindaco Marco Doria chiedendo conto delle verifiche e degli impegni che l’amministrazione si era assunta nell’incontro del 1 dicembre scorso. Il Tavolo della Piccola Impresa si è inoltre rivolto al presidente della Regione Giovanni Toti perché intervenga a sbloccare una situazione critica rispetto a Scarpino e alla dichiarazione dello stato di dissesto idrogeologico. Intervento che il Tavolo aveva richiesto al Comune “più di un anno e mezzo fa e che permetterebbe di abbattere i costi per la bonifica di Scarpino che attualmente saranno ripartiti su cittadini ed imprese”.
“Il punto più contestato della vicenda – spiegano ancora – è quello della durata del mutuo per pagare la bonifica di Scarpino e gli extracosti del trasporto fuori regione, che se spalmato su soli dieci anni comporterebbe ulteriori, insopportabili aumenti per tutta la comunità genovese. Il ritorno alla durata trentennale è la condizione indispensabile per evitare altre chiusure o spostamenti di aziende”.
Contestata per gli stessi motivi anche la previsione di spese a carico dei cittadini, nel caso venga calcolato erroneamente il valore di Amiu e quindi della quota di capitale sociale che dovrà essere acquisita da Iren. Le associazioni del Tavolo “hanno richiesto il mantenimento di un contatto forte e istituzionalizzato con il territorio, non semplicemente rimesso alla buona volontà degli amministratori, richiedendo l’inserimento di una delega espressa al presidente e la presenza di revisori nominati dalla Camera di Commercio nel Collegio sindacale, così da monitorare la situazione ed evitare ulteriori spiacevoli sorprese come quelle avute in questi anni”.
“Siamo stufi di essere trattati come un bancomat e che i nostri soldi debbano sempre essere individuati come la soluzione alla mala gestione della cosa pubblica, di cui Amiu e Scarpino sono esempi eclatanti – spiegano i presidenti delle cinque associazioni Felice Negri, Massimo Giacchetta, Paolo Odone, Patrizia De Luise e Valerio Sala –. Non è più possibile sopportare oltre, abbiamo superato ogni limite e se sarà necessario valuteremo anche un esposto alla Corte dei Conti per verificare se il disavanzo creato sia da considerare danno erariale”.