Genova. Una decisione continuamente rinviata quella del sindaco Marco Doria circa la sua ricandidatura che ieri, a poche ore dalla direzione provinciale del Pd, ha irritato non poche persone. Nell’incontro che nel primo pomeriggio Doria ha avuto con il segretario del Pd Alessandro Terrile e con il vicensindaco Stefano Bernini Doria ha spiegato di non volere né potere ufficializzare la sua scelta prima di aver chiuso alcune pratiche, in primis quella di Amiu-Iren.
“Ho bisogno di essere in carica piena” ha detto Doria, nonostante le proteste che arrivavano dal Pd. E la sera in direzione, nonostante l’approvazione all’unanimità del documento preparato dalla segreteria, che prevede in sostanza l’individuazione di una delegazione per sondare le possibile alleanze e creare un percorso per l’individuazione del candidato sindaco “interno o esterno al Pd” verificando “la percorribilità di una candidatura autorevole e condivisa”, il nervosismo nei confronti del sindaco in carica era palpabile. L’obiettivo del Pd genovese, renziani compresi, al momento praticamente irraggiungibile è quello di evitare le primarie, ma anche le primarie non risolvono i problemi. Dando il sindaco Marco Doria ormai, anche se ufficiosamente, fuori dai giochi, al momento i candidati sono almeno tre: il vicesindaco Stefano Bernini, l’assessore Emanuele Piazza e Simone Regazzoni.
E il Pd non può certo permettersi primarie, magari di coalizione, con tre candidati interni e uno della sinistra che ancora, al di là dell’ipotesi Borzani (fra l’altro il diretto interessato non sembra averne la minima intenzione) non ha ancora fatto nessuna proposta. Quindi? Primarie delle primarie? Se ne è parlato ieri sera, ma l’ipotesi non è prevista dallo statutoche prevede invece che i candidati alle primarie raccolgano almeno il 35% delle firme dei delegati dell’assemblea provinciale.
Due candidati al massimo quindi, ma anche quest’ipotesi la segreteria provinciale la vorrebbe evitare per non ricadere nell’errore di cinque anni fa quando la doppia candidatura di Marta Vincenzi e Roberta Pinotti fece alla fine prevalere Doria.
“Qualcuno dovrà fare dei passi indietro alla fine” si dice nei corridoi. E così probabilmente sarà. “Ora a noi interessa dialogare con il maggior numero di forze possibili del centro sinistra” spiega il segretario Terrile. Quali? Potenzialmente tantissime, da Federazione della sinistra aPossibile, dal centro democratico a sinistra italiana, da Rete a sinistra alla lista civica di Merella, da Percorso Comune agli ex Idv.
Un percorso ad ostacoli quello della scelta del candidato che tra gli attuali aspiranti (Simone Regazzoni, Emanuele Piazza e Stefano Bernini) potrebbe vederne alla fine restare in campo solo uno, o addirittura nessuno. E Doria nel frattempo, nell’indecisione che lo accompagna, potrebbe vedersi anche sfilare il ruolo di ‘padre nobile’ del centro sinistra che vorrebbe, in ogni caso, mantenere.