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Il piano di Iren per i rifiuti prevede una ‘deroga’ alla legge: 45% di differenziata e 40 mila tonnellate l’anno di css

Stravolto il piano proposto dal Conai. E i genovesi rischiano di vedersi sobbarcare in Tari i costi del traporto del biogas

iren

Genova. Chiedere una deroga alla legge italiana che impone di arrivare entro il 2020 al 65% di raccolta differenziata puntando invece sul recupero della materia e produrre a regime 40 mila tonnellate di css (combustibile solido secondario) l’anno che andranno a rimpinguare molto probabilmente gli inceneritori di Iren di Torino e Parma. Sono questi i due punti critici della “Proposta condivisa sulla gestione integrata dei rifiuti urbani della città di Genova” presentata a grandi linee questa mattina in commissione Sviluppo e Territorio dall’amministratore delegato di Iren Ambiente Roberto Paterlini.

La proposta prevede quindi di arrivare nel 2020 al 45% di raccolta differenziata (anziché il 65% come previsto dalla legge italiana) con un recupero della materia del 65%. Secondo Iren infatti in questo modo si riducono i costi “minimizzano i disagi per i cittadini, attraverso una modalità di raccolta semplificata e un’adeguata localizzazione impiantistica”.

In pratica, anziché il modello con 5 cassonetti proposto dal Conai (umido, indifferenziato, carta, vetro, plastica), ci sarebbero solo tre cassonetti per la raccolta: uno unico per indifferenziato, plastica e carta, uno per il vetro e uno per l’organico, in parte raccolto porta a porta.

L’inghippo per aggirare la legge italiana risiede nel articolo 205 comma 1-bis dlgs 152/2006 che prevede che “nel caso in cui, dal punto di vista tecnico, ambientale ed economico” non sia possibile raggiungere gli obiettivi il Comune può richiedere una deroga al ministero dell’Ambiente. Tuttavia, si legge della proposta “qualora la strategia non risulti approvata da parte delle Autorità competenti o non ricorrano i requisiti stabiliti dalla norma, verrà attuato il Piano “CONAI” ottimizzandolo dal punto di vista della sostenibilità ambientale ed economica”.

“L’appartenza è che sia in contrasto sia con le norme italiane che con il piano della città metropolitana- commenta Mauro Solari, ingegnere e consulente tecnico del M5S che questa mattina ha partecipato alla commissione – noi abbiamo sempre chiesto di non ricorrere a un partner industriale ma ad un project financing e ancora questa mattina il presidente di Amiu Castagna ha ribadito che si è trattato di una scelta politica della giunta. Rispetto al css, visto che sembra sarà conferito fuori Regione negli inceneritori di Iren noi genovesi ci pagaremo i costi di trasporto”. Anche il consigliere di Federazione della sinistra Antonio Bruno commenta negativamente la proposta: ““Secondo me è contro la legge ed è un grandissimo passo indietro rispetto al piano del Conai che puntava tutto sulla raccolta differenziata”.

Rispetto alla commissione di oggi un giudizio negativo è stato espresso dal capogruppo della Lista Doria, nonché consigliere delegato in materia della città metropolitana Enrico Pignone: “Avrei voluto che questa mattina si parlasse non tanto di cassonetti ma sopratutto di impianti e di una visione industriale di ambito metropolitano e della governance della Multiutility, così ho chiesto ad Iren, dopo la commissione con i sindacati, di tornare in commissione con delle slide che spieghino in dettaglio tutto questo”. E sul css Pignone precisa: “A Genova devono essere realizzati degli impianti che producano bio-metano e non bio-gas perché attualmente il css non ha mercato e per i genovesi la produzione di css da inviare agli inceneritori rappresenterebbe solo un costo”.

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