Genova. Si terrà nei prossimi giorni la riunione tra il Comune di Genova e la compagnia assicurativa Lercari con cui Tursi ha una polizza per il risarcimento dei danni. Una polizza da 6 milioni di euro, di cui quasi 5 dovranno essere utilizzati per pagare i risarcimenti alle famiglie delle sei vittime dell’alluvione del 4 novembre 2011. Sempre che il Comune, chiamato come responsabile civile in solido con i condannati in primo grado (l’ex sindaco Marta Vincenzi, l’ex assessore Francesco Scidone e il dirigente Gianfranco Delponte), decida di pagare.
Sennò per i condannati scatterà il pignoramento dei beni. Dal punto di vista formale il Comune di Genova aveva fatto sapere tramite il suo legale Andrea Vernazza che il Comune avrebbe avuto parecchio tempo per pagare potendo contare sul fatto che la sentenza sarebbe divenuta esecutiva solo con il deposito delle motivazioni (il giudice il 28 novembre si è presa 90 giorni) e che gli enti pubblici hanno a disposizione ulteriori 120 giorni di tempo per saldare.
Ma il primo tassello è già caduto visto che la cancelleria che si occupa dell’esecutività delle sentenze ha apposto il timbro sul dispositivo rendendolo quindi valido ai fini della richiesta danni. E poi resta la questione schiettamente politica: perché continuare a far aspettare le famiglie senza una presa di posizione chiara? Addirittura non mancano i malpensanti secondo i quali la volontà politica sarebbe quella di scaricare la responsabilità sui singoli imputati, ma è evidente che è praticamente impossibile pensare che Vincenzi, Scidone e Delponte abbiamo una disponibilità economica così elevata.
La critica verso Tursi mette d’accordo tutti, avvocati di parte civile e difensori degli imputati condannati. “Continua a stupirci – commenta l’avvocato Emanuele Olcese, che tutela i famigliari di Serena Costa – che il Comune di Genova continui con questo atteggiamento di inerzia. E’ giunto il momento di smetterla con le meline procedurali per assumere finalmente un atteggiamento serio davanti a queste famiglie, anche se ovviamente non ci sono soldi per risarcire quanto hanno perso quel 4 novembre”.
Anche Andrea Testasecca, difensore di Francesco Scidone, commenta con amarezza la situazione di stallo: “Trovo assurdo che il Comune di Genova che è stato così solerte ad adeguare la macchina della protezione civile ai capi di imputazione ben prima che arrivasse il giudizio di primo grado, non abbia la stessa solerzia nell’adeguarsi ad un dispositivo che è comunque stato letto in nome del popolo italiano risarcendo il danno alle famiglie delle vittime tanto più che con l’assicurazione il Comune non avrà problemi di bilancio. Sennò è inutile il 4 novembre andare con la fascia tricolore sulla lapide in via Fereggiano”.