Genova. Il sostituto procuratore Emilio Gatti vuole fare chiarezza sulle ragioni che hanno portato il 49 enne Mauro Agrosì, in servizio presso il reparto mobile di Bolzaneto, a uccidere ieri mattina in un gesto di estrema follia le sue due figlie Martina e Giada, la moglie Rosa per poi togliersi la vita.
Il biglietto che ha lasciato prima di spararsi con la pistola d’ordinanza non parla esplicitamente di problemi economici (“Nella vita di ci sono problemi insormontabili” avrebbe scritto) ma che Mauro Agrosì avesse problemi economici è stato evidenziato anche dalle indagini.
L’uomo che guadagnava poco più di 1600 euro, cedeva ogni mese un quinto del suo stipendio perché aveva chiesto due prestiti: uno all’Inps che per i dipendenti pubblici ha preso il posto dell’Inpdap) da 170 euro al mese per cinque anni e un altro a un istituto di prestiti privato da 220 euro al mese per dieci anni. Facendo due calcoli e considerando gli interessi si arriva presto a una cifra piuttosto alta, circa 40 mila euro.
La casa della famiglia Agrosì era di proprietà e agli investigatori non risultano mutui aperti per l’acquisto di beni. A cosa servivano allora quei soldi? L’ipotesi degli investigatori è che Angrosì avesse dei debiti. Forse si era fatto prestare tanti soldi a causa della sua ossessione per le macchinette? o c’è dell’altro?
Ancora. Il fatto che la strage sia avvenuta poche ore prima della visita medica che avrebbe dovuto dare l’ok al suo rientro al lavoro come tecnico informatico della polizia potrebbe non essere una coincidenza.
Intanto l’autopsia eseguita questa mattina sui corpi delle vittime dal medico legale Marco Ventura ha confermato il numero di colpi: tre alle moglie Rosa, due alle bambine, uno a vuoto e uno contro se stesso. Sette in totale. Le vittime, al contrario di quanto qualcuno aveva ipotizzato in un primo momento, non sono state sedate: semplicemente sono state colte nel sonno e il cuscino utilizzato come silenziatore ha fatto il resto.
Per tentare di scandagliare la vita di Angrosì, che viene dipinto da tutti come un padre e un marito perfetto che amava la moglie e adorava le sue due bambine tanto da decidere di “portarle con sé” la polizia ha acquisito anche un post che la figlia 14 enne Martina ha scritto qualche ora prima di morire. “Mi fa venire da piangere il fatto che voi trattiate una persona che si farebbe in quattro per voi come se fosse un mostro senza cuore. A quanto pare vivere nella tranquillità è chiedere troppo…avete rotto il cazzo non ne posso più davvero”.
A chi si riferisce questo post? Chi è che “si farebbe in quattro” e viene trattato come “un mostro senza cuore?”. Al padre? Martina fa riferimento a qualche dissidio in famiglia? Oppure come è tipico dei ragazzi di quell’età al centro della sua vita ci sono soprattutto gli amici e quella frase si riferiva a qualcuno di loro?
Guardando con attenzione la sua pagina lei non sembra avere alcun problema con i genitori, anzi: parla con affetto della mamma, con cui è amica su Facebook e con la quale scherza perché Rosa sarebbe anche lei diventata una fan di “Benji”, uno dei suoi cantanti preferiti. E del padre parla altrettanto bene. Fra le quattro mura domestiche Martina sembrava essere completamente a suo agio e all’oscuro di quanto stava accadenti nella mente del papà.
Ma gli investigatori non vogliono a questo punto lasciare niente di intentato per provare a dare una risposta ad una tragedia che nessuno ha potuto evitare.