Festival scienza

Una pedana per “sentire” il terremoto di Amatrice

Una mostra interattiva al Festival della Scienza, per imparare a conoscere meglio la terra e tutti i suoi "misteri"

Genova. Appena si sale sulla pedana sembra di stare in un gioco, poi iniziano le vibrazioni, sempre più intense, il rumore aumenta e le mani si “serrano” sulle maniglie che permettono di non cadere, anche perché il tempo due minuti, sembra infinito. La sensazione è quella della scossa di terremoto che ha colpito Amatrice quest’estate, la scossa più forte, quella di magnitudo 6.1, che ha una durata di circa due minuti. A provarla, in questi giorni, i tanti studenti e i visitatori del Festival della Scienza che trovano la mostra interattiva sui terremoti, allestita da Ingv, all’interno della chiesa di Sant’Agostino.

“La vibrazione fatta secondo il sismogramma di Amatrice – spiega Stefano Solarino primo ricercatore Ingv-centro terremoti di Roma – e serve per far capire alle persone che non è possibile agire, prendere nessuna decisione o fare nessuna azioni di salvaguardia mentre il terremoto avviene. È che ogni cosa deve sere fatta prima, come prevenzione”.

L’obiettivo, quindi, è quello di convincerli a fare tutte le operazioni di salvaguardia prima che un evento di questo tipo accada”. Una simulazione che diventa uno strumento utile non tanto per “spaventare” ma per render consapevoli di ciò che deve essere fatto nel caso di un evento sismico. “Ai ragazzi che salgono sulla pedana – spiega Solarino – ragazzi subito può sembrare un gioco ma, quando scendono sono assolutamente provati, hanno capito quanto sia importante proteggersi e prepararsi prima che un evento di questo tipo accada”.

La mostra, oltre a essere occasione per fare un viaggio nei segreti della terra, è sopratutto il luogo ideale per sfatare alcune leggende metropolitane, come quella della magnitudo dei terremoti. “Noi facciamo due tipi di calcolo – precisa Solarino – il primo che si basa sulla registrazione di terremoti attraverso una o più tracce sismiche disposizione, sufficienti e questo serve a dare un’idea di massima della forza del sisma per allertare in tempo reale la Protezione Civile. In un secondo tempo, circa mezz’ora dopo, vengono rifatti questi calcoli utilizzando un sistema più preciso che prende il nome di magnitudo momento.

Può succedere che i due valori siano leggermente diversi, ma il secondo è quello definitivo, che poi viene considerato la magnitudo del terremoto. La legge italiana prevede che soltanto i comuni che hanno sperimentato una intensità superiore a 6 siano considerati sismici e per questo qualche volta qualcuno ha equivocato. Si è parlato di complotto da parte dei sismologi che vogliono appositamente abbassare la magnitudo per non far riconoscere il carattere sismico ai comuni. Questo ovviamente non è vero – conclude Solarino – anche perché quello che conta per la rifusione dei danni è l’intensità, ovvero la vicinanza all’epicentro, e non la magnitudo”.

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