Dopo la confessione

Omicidio Lumarzo, Borgarelli sotto farmaci e sorvegliato a vista. Nelle intercettazioni la sua ossessione per quella casa nel bosco (AUDIO) video

"Bisogna avere una strategia in testa". Pietro Ciliberti sarà il consulente tecnico della difesa per la perizia psichiatrica

Genova. E’ sotto cura farmacologica Claudio Borgarelli, l’infermiere 55 enne che lunedì ha confessato di aver ucciso e decapitato lo zio Albano Crocco. Oggi ha ricevuto nuovamente la visita del suo avvocato Antonio Rubino. Hanno parlato di strategia processuale che a questo punto, dopo la piena confessione resa davanti al gip Paola Faggioni e al pm Silvio Franz, sembra più che segnata. In primis l’avvocato chiederà al gip una perizia psichiatrica. La difesa ha già scelto come proprio consulente Pietro Ciliberti, direttore del dipartimento di Salute Mentale della Asl 3. Poi quasi scontata la scelta del rito abbreviato che unito all’eventuale infermità mentale, parziale o totale, potrebbe consentire un discreto sconto di pena.

Borgarelli, che nel carcere di Marassi è sorvegliato a vista dagli agenti di polizia penitenziaria per il timore che possa compiere qualche gesto estremo, riceverà nei prossimi giorni la visita del fratello. Inoltre può parlare con i genitori che tuttavia considerata l’età e lo stato di salute, difficilmente andranno a trovarlo in carcere.

Difficile invece che si concretizzi l’ipotesi di un colloquio con la cugina Daniela, la figlia di Abano Crocco che davanti alle telecamere due giorni fa ha chiesto di incontrarlo. “Devono essere d’accordo entrambe le parti” si limita a dire l’avvocato facendo intendere che una richiesta di questo tipo non gioverebbe a nessuno.

Intanto i carabinieri del nucleo investigativo hanno diffuso oggi gli audio con le intercettazioni ambientali che registrano la voce dell’infermiere nei giorni successivi all’omicidio. Le cimici sono state collocate in casa e in macchina e tracciano un quadro mentale quantomeno maniacale.

“Attaccato alla terra, come la famiglia, uno si mette lì, si costruisce una casa. Si fa il boccia, poi arriva uno ti piglia quello tu ti fai” dice Borgarelli ricostruendo le motivazioni che lo hanno portato all’omicidio. Borgarelli è ossessionato da quel sentiero, da quei paletti che ha messo a proteggere la sua casa, che si era costruito perché è “attaccato alla terra”.

“Perché sono troppo stupidi. Tu cerchi di punirli ma loro ti schiacciano – continua Borgarelli – quindi uccidere te, fare quello che ho fatto. Uccidere”. ““E’ anche giusto che io faccia così, tanto l’ho ammazzato” si ripete a proposito della sua presunta collaborazione con i carabinieri. E a proposito del machete utilizzato per tagliare la testa dello zio: “Quello non ce l’ho più, per il semplice fatto che utilizzandolo mi si è spezzato e l’ho buttato via. Che è sempre un machete è soggetto alla possibilità di rompersi tanto è vero che s’era già rotto”

““Avere una strategia in testa, la strategia in testa” dice ossessivamente il 55 enne reo confesso. E in un’altra intercettazione, successiva probabilmente a qualche lite sul lavoro: “Perché tu sei una di quelle che prima o poi becchi uno… come ho beccato mio zio, che mi girano i coglioni… chi semina vento, raccoglie tempesta”.

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