La sentenza

Alluvione 2011: l’ex sindaco di Genova Marta Vincenzi condannata a 5 anni fotogallery

Pene pesanti anche per Scidone e Delponte. Milioni di euro di provvisionali. Il giudice chiede di indagare sei persone tra cui due ex assessori per falsa testimonianza e di valutare la posizione dell'ex comandante della municipale

Genova. L’ex sindaco Marta Vincenzi è stata condannata a 5 anni di reclusione per omicidio e disastro colposo e falso nell’ambito del processo per l’alluvione 2011 che è costata la vita a sei persone (Sphresa Djala e le figlie Gioia e Gianissa, Angela Chiaramonte, Evelina Pietranera, Serena Costa). Quattro anni e nove mesi per l’ex assessore alla protezione Civile del Comune di Genova Francesco Scidone , anche lui riconosciuto colpevole per gli stessi reati.

Condanna pesante anche per il dirigente di Tursi Gianfranco Delponte, riconosciuto colpevole degli stessi reati degli altri due e condannato a 4 anni e 5 mesi.

Pene ben più lievi per Pierpaolo Cha e Sandro Gambelli sono invece stati rispettivamente a 1 anno e 4 mesi e 1 anno. Gambelli e Cha godranno però della sospensione condizionale della pena. L’allora coordinatore dei volontari di protezione civile Roberto Gabutti è stato invece assolto dal reato di falso.
L’unico reato per cui gli imputati sono stati tutti assolti è quello di calunnia nei confronti del volontario Andrea Mangini.

Altissime le provvisionali (cioè risarcimenti in sede penale che saranno poi integrati in sede civile) disposte dal giudice nei confronti delle famiglie delle vittime: solo per il marito di Shpresa Djala che insieme alla moglie ha perso le sue due figlie è stato deciso il pagamento di 1 milione di euro, di provvisionale. Settecento cinquanta mila per i famigliari di Serena Costa, 300 mila euro ciascuno per il marito e i figli di Evelina Pietranera. In tutto i risarcimenti ammontano indicativamente quasi 5 milioni di euro.

Le provvisionali dovranno pagarle Vincenzi, Scidone e Delponte in solido con il Comune di Genova chiamato come responsabile civile.

Nel dispositivo il giudice ha anche richiesto il rinvio degli atti alla procura di Genova per falsa testimonianza a carico degli ex assessori di Tursi Pasquale Ottonello e Paolo Pissarello, per il vigile Renzo Semino, per il dirigente comunale Roberto Valcalda e per uno degli autisti di Marta Vincenzi Vincenzo Abbate.

Chiesto anche il rinvio degli atti per l’ex comandante della polizia municipale Roberto Mangiardi, per la valutazione di una corresponsabilità colposa nei reati di omicidio e disastro colposo.

Il sostituto procuratore Luca Scorza Azzarà aveva chiesto 6 anni e un mese per l’ex sindaco, 5 anni e 11 mesi per Scidone, ma le condanne decise dal giudice Adriana Petri sono comunque pesanti per coloro che il Tribunale di Genova ha giudicato responsabili per la morte di Sphresa Djala, 28 anni, le figlie Gioia di 8 e Gianissa di un anno, di Serena Costa, 19 anni, di Angela Chiaramonte, 40 anni e di Evelina Pietranera, 50 anni.

Cinque delle sei vittime di quella tragica mattina del 4 novembre 2011 sono morte dopo aver recuperato un parente a scuola che quel giorno, nonostante l’allerta 2, erano aperte. Sì perché a Tursi venne deciso che chiudere le scuole poteva sollevare polemiche in città se poi non fosse accaduto niente, come era stata per l’allerta neve dell’inverno precedente.

Oltre a non chiudere le scuole quella mattina, il Coc, il centro operativo per l’emergenza del Comune di Genova, si rivelerà un comitato completamente incapace di gestire l’emergenza. “Fino al 2011 la protezione civile – aveva detto il pm nella requisitoria finale – era una tematica fortemente sottostimata, forse una grande seccatura”. “Chi doveva essere al comitato ha delegato – aveva spiegato Scorza – con il sindaco che preferisce andare a un convegno che sedere al comitato, l’assessore alla protezione civile che va in giunta, il direttore del Comune appena rientrato dalle ferie che va in giunta. Tutti hanno cose più importanti da fare che stare in protezione civile” rispetto alla quale emerge un quadro di “sciatteria” e “approssimazione”

Disastrosa anche la tempistica di chiusura delle strade, per questo il giudice ha ravvisato una necessità di approfondire le responsabilità dell’ex comandante dei vigili.

E dopo quella mattina, dopo la tragedia e i sei morti, qualcuno (che per il giudice sono l’ex sindaco Marta Vincenzi, il dirigente Dalponte e l’ex assessore alla Protezione civile Francesco Scidone) ha taroccato il verbale di quanto accaduto, quello che verrà consegnato alla procura di Genova ‘anticipando’ di oltre 30 minuti il momento dell’esondazione, per accreditare la tesi che l’alluvione sia stata una bomba d’acqua, un evento improvviso contro cui nulla si sarebbe potuto fare.

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